10 aforismi di Ayn Rand per dare torto ai socialdemocratici

Libertà (f.): Non chiedere nulla. Non aspettarti nulla. Non dipendere da nulla.

Lontano dalle idee di libertà si collocano i socialdemocratici, i quali sostengono lo stato sociale. La loro idea di libertà è quella di dipendenza dal governo, dallo Stato mamma. Tutto il potere nelle mani dello Stato, evviva! Da ciascuno secondo la sua capacità, a ciascuno secondo le sue necessità! Ah, ma non era il marxismo? Sì, difatti i socialdemocratici sono marxisti in incognito.

Il grido dei socialisti e dei comunisti è il grido della tirannia, dell’autoritarismo e della dittatura, come vediamo in Venezuela e in Corea del Nord. Tutto è meglio espresso nella citazione precedente sul significato di libertà per Rand.

Chiunque creda che un alto tenore di vita sia il risultato dei sindacati e dei controlli governativi, si chieda: se avessimo una “macchina del tempo” e trasportassimo i leader sindacali degli Stati Uniti e i tre milioni -o più- burocrati del governo, indietro fino al X secolo, sarebbero in grado di fornire al servitore medievale la luce elettrica, i frigoriferi, le automobili e i televisori?

Rand capisce che la “classe dei parassiti” non ha valore produttivo, a parte ciò che può ottenere dagli altri.  L’innovazione prospera nel libero mercato grazie alla concorrenza, all’interesse personale e al capitalismo. La citazione precedente viene dal libro “Capitalism: The Unknown Ideal“.

Giuro sulla mia vita e sul mio amore per lei che non vivrò mai per il bene di un altro uomo, né chiederò a un altro uomo di vivere per il mio bene.

La citazione tratta da “La Rivolta di Atlante” è la massima espressione della virtù dell’ego individuale. Ne “La Fonte Meravigliosa” completa il precedente aforisma così: “L’ego è la fonte da cui fluisce tutto il progresso umano“.

Se non credessimo in noi stessi, come potremmo raggiungere la grandezza? Se ci troviamo a non fare altro che vivere per gli altri tutto il tempo, come possiamo costruire la ricchezza materiale necessaria per rendere possibile la carità? La citazione di Rand è uno schiaffo in faccia ai socialisti e ai collettivisti di tutto il mondo, che chiedono che l’individuo sia soggetto ai bisogni dello Stato.

L’uomo che condanna il denaro l’ha disonorevolmente ottenuto; l’uomo che lo rispetta lo ha guadagnato.

Coloro che sono più rumorosi quando si tratta di condannare il denaro, sono quasi sempre quelli che non l’hanno meritato, in primo luogo.

Corri per la tua vita quando qualcuno ti dice “il denaro è cattivo”. Questa frase è il campanello del lebbroso di un saccheggiatore che si avvicina.

I socialisti, naturalmente, non capiscono le basi dell’economia. Tutta la loro filosofia sta pervertendo le leggi della domanda e dell’offerta. Il denaro in un mercato libero è semplicemente uno strumento che può essere utilizzato nel bene e nel male. “Chi lo merita?” è ciò che conta. Le persone che dicono che il denaro è la radice di tutti i mali sono ignoranti. È come incolpare i cucchiai e le forchette per l’obesità delle persone.

Non esiste un lavoro schifoso, solo uomini schifosi a cui non importa farlo.

 

John Galt è Prometeo che ha cambiato idea. Dopo essere stato dilaniato per secoli dagli avvoltoi in pagamento per aver portato agli uomini il fuoco degli dei, ruppe le loro catene e ritirò il loro fuoco, fino al giorno in cui gli uomini ritirarono i loro avvoltoi.

Sempre da “La Rivolta di Atlante“, tale libro presenta una tremenda storia di ciò che accade quando la classe parassitaria non può più ignorare coloro le cui energie consumano, senza aggiungere nulla al loro valore.

Il denaro è il barometro delle virtù di una società. Quando viene scambiato, non per accordo, ma per costrizione, quando vedi che per produrre ricchezza, devi ottenere il permesso dagli uomini che non ne producono affatto – quando vedi che il denaro scorre verso coloro che negoziano, non con merci, ma con favori – quando vedi che un uomo è arricchito più con la forza che con il suo lavoro, e che le leggi non ti proteggono da lui, ma lo proteggono da te – quando vedi che la corruzione è premiata e che l’onestà è un sacrificio, devi sapere che la tua società è già condannata.

Possiamo vivere in un mondo in cui le persone vendono volontariamente i frutti del loro lavoro o in un mondo in cui si può ottenere il frutto del lavoro altrui senza che quest’altri diano il loro consenso. Sta a noi decidere.

Non c’è modo di governare uomini innocenti. L’unico potere che ogni governo ha è quello di agire con decisione contro i criminali. Bene, quando non ci sono abbastanza criminali, li si crea. Lo Stato dichiara che così tante cose sono un crimine che è impossibile vivere senza violare le leggi. Chi vuole una nazione di cittadini rispettosa della legge? Basta approvare leggi che non possono essere osservate o applicate, né interpretate in modo obiettivo, e si crea una nazione di trasgressori della legge, e quindi si beneficia della colpa.

Le leggi degli Stati Uniti sono così numerose che ognuno commette tre crimini al giorno, figuriamoci in Italia. Questo è anche il modo in cui il governo può applicare la legge selettivamente contro chiunque, in qualunque momento lo desideri. Ecco che lo Stato diventa tirannico.

La più piccola minoranza al mondo è l’individuo. Chiunque neghi i diritti dell’individuo non può sostenere di essere un difensore delle minoranze.

Infine, l’ultimo aforisma, è quello che vale di più: i socialdemocratici si propongono come tutori delle minoranze, ma lo fanno soltanto opprimendone altre. Non è una questione politica, è culturale: secondo loro è giusto prevaricare su taluni asserendo di farlo per il bene di altri. Si arriva al punto in cui le leggi ti dicono quello che puoi fare, anziché quello che non puoi fare. Ogni diritto è precluso, tranne quello di appartenere alla collettività e dipendere da essa.

1945-1955: Quando Einaudi impediva le riforme socialiste

11 maggio 1955. Apparentemente una data normalissima, priva di significato. In realtà, questo fu l’ultimo giorno da Presidente della Repubblica di Luigi Einaudi (1874-1961). In questa data, morì quel poco di liberalismo che influenzava, o almeno tentava, le politiche, che tentava di influenzare i governi. Quel Liberalismo che aveva fondato l’Italia, morì. Morì naturalmente, che sia chiaro. Il problema era – come accadde anche all’indomani della morte di Cavour – l’assenza di eredi che potessero mantenere alta la bandiera del liberalismo anche dopo l’uscita di un grandissimo come Einaudi. Per usucapione, l’Italia venne prese dai cattolici e dai comunisti.

La presenza di Einaudi fu fondamentale nel decennio 1945-1955, sia prima come Governatore della Banca d’Italia, sia come ministro del Bilancio e sia dopo come presidente della Repubblica. Non si trovava nel’ambiente adatto. Era il periodo della convivenza tra liberali, cattolici e comunisti; in particolare, i comunisti chiedevano procedimenti di epurazione per chiunque, Agnelli, Valletta e Pirelli in primis; gli stessi comunisti scioperano e chiedevano a gran voce, occupando le prefetture, le dimissioni e l’allontanamento dello stesso Einaudi. Se vogliamo essere chiari e onesti, potremmo dire che Einaudi è stato protagonista attivo fino al 1948 e fino al 1955 è stato protagonista passivo. Se prima di diventare presidente della Repubblica riusciva ad adottare misure liberali, durante la presidenza, almeno in parte, riuscì ad evitare qualche misura statalista di troppo.

La situazione migliorò nel 1947. Alcide De Gasperi, (1881-1954) nel suo quarto governo, decise di scaricare i comunisti e di coinvolgere i liberali. Luigi Einaudi diventò Ministro del Bilancio e Giuseppe Grassi Ministro Grazia e Giustizia. In meno di dodici mesi, Luigi Einaudi riuscì a salvare la Lira, grazie anche a misure anti-inflazionistiche e anche alla fiducia dei risparmiatori. E’ un momento straordinario per il liberalismo: lo stesso Einaudi è il simbolo della parsimonia ed è amato dai cittadini. Il lavoro compiuto da Einaudi era sostenuto da Donato Menichella, governatore di fatto della Banca d’Italia, e da Mario Scelba, ministro dell’Interno, che ebbe il merito di mantenere l’ordine pubblico.

Il 18 aprile 1948 ci fu la storica sconfitta elettorale dei socialisti e dei comunisti.  Luigi Einaudi diventò il presidente della Repubblica, il primo eletto dal parlamento repubblicano. Da questo momento in poi, per il liberismo di Einaudi iniziò il declino. Il keynesismo americano, come dimostrato dal Progetto di Salvataggio Marshall, era dominante negli ambienti del governo De Gasperi V. Proprio Roberto Tremelloni, esponente del Partito Socialdemocratico Italiano, venne nominato ministro delegato alla presidenza del Comitato Interministeriale per la Ricostruzione, nato per gestire e per ottimizzare il Piano Marshall.

Alcide De Gasperi non era un liberale, ma nemmeno il classico statalista puro. Da denunciare, almeno da parte di noi liberali, l’istituzione del Piano Cassa del Mezzogiorno (1950). Con la Cassa del Mezzogiorno, lo stato italiano inizia con lo spreco di miliardi e miliardi di lire, ingrassando i notabili presenti nei territori meridionali. In ogni caso, l’inizio spropositato e inefficiente dello Stato inizierà proprio dopo la fine del Governo De Gasperi del 1953, ma soprattutto dopo la fine della presidenza di Einaudi del 1955. Chiuso il capitolo Einaudiano, iniziò il capitolo di Giovanni Gronchi, nuovo presidente della Repubblica. Questo nuovo capitolo è l’inizio del dominio delle politiche stataliste e socialiste, che prevede uno Stato super-interventista, dando massimo sviluppo e sfogo al Piano IRI, fregandosene di eventuali debiti. Con lui inizia il motto “Privatizzare gli utili, Socializzare le perdite“.

D’altronde, riferendosi all’Industria Pubblica, il presidente della Repubblica Gronchi ebbe il coraggio di dire:

L’industria privata non sopravvive senza profitti, l’industria pubblica sì

Più chiaro di così…

Chi era Ayn Rand e perché leggerla

“Un Individuo  può sopravvivere in uno solo di due modi: o per mezzo del lavoro indipendente della propria mente o come parassita della mente altrui.
Il creatore agisce. Il parassita prende.
Il creatore fa fronte alla natura da solo. Il parassita attraverso un intermediario.
Scopo del creatore è la conquista della natura. Scopo del parassita la conquista degli uomini.
Il creatore vive per il lavoro proprio. Egli non ha bisogno degli altri. Il suo scopo principale è lui stesso.
Il parassita ha bisogno degli altri. Gli altri diventano il suo scopo principale.
[…]
Ci viene insegnato ad ammirare il parassita che distribuisce generosamente beni che non ha prodotto, senza preoccuparsi dell’uomo che li ha procurati.”

Questa citazione è parte del discorso finale di Howard Roark, protagonista de La Fonte Meravigliosa (The Fountainhead), uno dei più celebri scritti di Ayn Rand.

Chi è Ayn Rand?

Ayn Rand nacque a San Pietroburgo, in Russia, nel 1905, in una famiglia ebrea di media estrazione. Ha vissuto in ogni sua sfaccettatura la rivoluzione bolscevica, dovendo persino fuggire in Crimea con la sua famiglia dopo la confisca delle sue proprietà da parte del governo comunista.

Nel 1926, incoraggiata dai genitori che temevano per la sua incolumità, emigrò negli Stati Uniti, dove riuscì a lavorare come sceneggiatrice nell’industria cinematografica di Hollywood. Divenne una scrittrice e i suoi capolavori furono pubblicati a Broadway e usati nei film. Due dei suoi libri sono ancora oggi best-seller. Uno di questi, La Rivolta di Atlante (Atlas Shrugged) è stato considerato il più influente dopo la Bibbia, secondo un sondaggio del Congresso Americano.

La Rivolta di Atlante merita anche una certa attenzione poiché durante la crisi del 2008 è rimasto per varie settimane nella vetta della classifica dei libri più venduti, a ben sessant’anni dalla sua pubblicazione.

Ha creato una scuola filosofica completa e coerente con le sue idee, l’oggettivismo, che lei stessa ha definito come una filosofia per vivere sulla Terra. Morì a New York, dove visse fino al 1982, due anni dopo essere diventata la vedova di Frank O’Connor, un attore cinematografico, con cui fu sposata per più di 50 anni.

Perché amarla?

Ayn Rand, è di vitale importanza per tutti noi poiché è stata l’unica persona a difendere i diritti individuali inequivocabilmente e incontestabilmente. Il diritto alla libertà, alla proprietà e alla ricerca della felicità tramite l’autorealizzazione nel mondo reale, non in quello delle idee.

Nel romanzo da cui siamo partiti, La Fonte Meravigliosa, Rand critica quella gran fetta di società che promuove l’auto-sacrificio, il senso di colpa, l’invidia, la rinuncia alle proprie passioni e alla propria felicità.

Ecco altri aforismi tratti da quel libro che possono completare la visione di Ayn Rand nel migliore dei modi:

Il primo diritto sulla Terra è il diritto dell’io. Il primo dovere è quello verso sé stessi.

Il ‘bene comune’ di una collettività, una razza, una classe, uno Stato è sempre stato il pretesto e la giustificazione di ogni forma di tirannia.

“Come fai a decidere sempre senza tentennare?”
“E tu come fai a permettere che gli altri decidano per te?”

Hai mai sofferto vedendo che i tuoi amici apprezzavano tutto in te, tranne le cose per cui volevi essere apprezzato? E perché le cose che sono tutto per noi non sono nulla per gli altri?

[Dopo che un personaggio ha distrutto un oggetto] “Credevi che quel modellino non costasse nulla?”
“Balle! Tanto non lo paghiamo noi.”

Accettano tutto, tranne l’uomo che lotta da solo, che resiste da solo.

Ayn Rand non difendeva il capitalismo e il libero mercato perché pensava fossero il modo migliore di condurre una società, li difendeva poiché rappresentano l’unica garanzia alla libertà di ogni singolo Individuo.

Credeva nei diritti individuali, sosteneva che l’Individuo fosse la più piccola minoranza da tutelare sulla Terra. Ecco perché ragionare per categorie e per classi sociali non può che nuocere: non sempre ci sarà fratellanza nei confronti dell’Individuo che vuole cavarsela con le sue sole forze, non sempre ci sarà il giusto riconoscimento alla libertà di chi vuole agire.

Si difenderà sempre qualcuno a scapito di molti altri, talvolta ci sarà chi si ergerà a paladino di talune minoranze e questi non si farà scrupoli di schiacciare chi egli reputa non debba tutelato.

Lo scopo di questo articolo era di riuscire a trasmettervi almeno la millesima parte dell’amore che provo per Ayn Rand e per le sue idee, spero di esserci riuscito. E se così sarà, avrò reso questo mondo un posto migliore, anche se di poco.

Opere maggiori:

Narrativa

La Rivolta di Atlante: È la grande opera magna di Ayn Rand,  un panorama insormontabile della vita, con descrizioni accurate di tutti i personaggi umani che abitano questo mondo complesso in cui viviamo. Sotto forma di romanzo, tutta la sua filosofia in dettaglio espone attraverso una trama complessa, ricca e misteriosa le cause e le conseguenze del rovesciamento della moralità, della politica e dell’economia negli Stati Uniti in un futuro incerto. Indimenticabile, difficile, unico.

La Fonte Meravigliosa: la storia di un Individuo che cerca solo la propria autorealizzazione e non è disposto a compromessi, ma che per questo motivo si troverà più volte la società contro, a combatterlo per impedirgli di realizzarsi.

Ideale: novella e opera teatrale che tratta i valori degli esseri umani e di come questi non abbiano alcuna intenzione di lottare per essi.

Anthem: una distopia nella quale gli Individui sono senza identità, indipendenza e valori. In tutto il romanzo non si troverà la parola “io”, mancanza simbolo della perdita dell’individualità.

Noi vivi: Il tema di questo romanzo classico è la lotta dell’individuo contro lo stato. Tratta l’impatto della rivoluzione russa su tre esseri umani che chiedono il diritto di vivere la propria vita e cercare la propria felicità. Racconta l’appassionata storia d’amore di una giovane donna, che vive come una fortezza contro il male corruttore di uno stato totalitario.

Saggistica

La virtù dell’egoismo: raccolta di articoli di Ayn Rand e Nathaniel Branden, fra cui testi sui principi dell’egoismo razionale e della moralità oggettivista. Descrizione essenziale della natura del governo e delle sue forme di finanziamento volontario. Approcci al razzismo, tra le altre questioni importanti per il dibattito sulla libertà e la vita nella società.

For the New Intellectual: in questa opera si cerca di riformulare la cultura prevalente offrendo nuove formulazioni per questioni morali e filosofiche. Il tutto in ottica oggettivista.

Le 2 nazioni più liberali del mondo

Non c’è una nazione al mondo che riunisca la totalità del Liberalismo Classico.
Noi esseri umani non siamo perfetti né uguali, e per raggiungere il livello di funzionalità nell’ambito del Liberalismo, sarebbe necessaria un’egemonia culturale che -proprio per i principi liberali di tolleranza- non è possibile. Mentre i marxisti -e gli appartenenti ai filoni derivati- non si pongono alcun problema nell’imporre a milioni di individui connazionali la propria idea, sia con la forza, sia con la coercizione, sia con l’eliminazione.

Per fare un’analisi come quella proposta dobbiamo premettere che il liberalismo è una filosofia che difende la libertà in tutte le sue sfere, includendo aspetti economici, politici e sociali. Un’analisi olistica di tutte le aree, in cui la libertà deve essere presente e non solo limitata all’analisi parziale. A tal fine, dovrebbero essere considerati fattori come la libertà di stampa e di espressione in generale; la libertà di associazione; la libertà nei processi politici; il pluralismo politico e la partecipazione; il funzionamento del governo; lo stato di diritto, le libertà individuali in generale e la libertà economica.

Nuova Zelanda

Il paese più libero dell’Oceania occupava la quinta posizione nel 2016 e la tredicesima nel 2017 nella libertà di stampa (vedi il link); la stampa neozelandese è talvolta sottoposta a pressioni politiche che limitano l’accesso alle informazioni in determinate circostanze.

L’indicatore della Freedom House sulle libertà politiche elenca la Nuova Zelanda come un paese completamente libero in termini di libertà politiche e rispetto dei diritti umani. Questo fatto particolare è abbastanza rilevante considerando che la media della regione Oceania-Pacifico è solo del 38%.

La Nuova Zelanda è una monarchia costituzionale che risponde alla casa reale inglese, ma ha un proprio parlamento dal 1854 ed è totalmente indipendente dal parlamento inglese dal 1947.

Per quanto riguarda la questione economica, la Nuova Zelanda è classificata al 3 ° posto dell’Indice di libertà economica; superata solo da Hong Kong e Singapore. In questo indice ottiene una percentuale di libertà dell’84,2%, che è superiore al 59,7% della media globale ed è la ragione dell’evidente differenza con paesi come il Venezuela, dove questo indicatore raggiunge a malapena il 25,2%.

Svizzera

Eh sì, a due passi da noi c’è uno dei paesi più liberali del mondo.
Il paese che ci fa la concorrenza sul cioccolato è già molto famoso per le sue libertà e per i suoi comportamenti atipici rispetto al resto dei paesi del mondo. Immerso nell’Europa occidentale, tra Germania, Italia, Francia, Austria e Liechtenstein; non fa parte dell’Eurozona.

È una democrazia diretta che, nonostante abbia un sistema rappresentativo parlamentare, consente ai cittadini di presentare richieste referendarie che possano abolire le leggi approvate dai legislatori. Alcuni mesi fa, un referendum che proponeva l’introduzione di un reddito minimo pagato a ogni cittadino dallo Stato è stato respinto dall’80% della popolazione. È anche uno dei paesi con più armi al mondo, ma è riconosciuto fra quelli col livello più basso di criminalità.

La Svizzera occupa il 7 ° posto nella libertà di stampa nel mondo (vedi link). Il suo curriculum è  segnato unicamente da alcune restrizioni per la pubblicazione di informazioni trapelate sugli scandali riguardanti alcune banche.

Nelle libertà politiche, il continente europeo, secondo l’indicatore Freido Mouse, raggiunge un punteggio dell’86% in generale e del 66% nella libertà di stampa; e all’interno dell’Europa, la Svizzera è considerata un Paese completamente libero, messo in discussione solo da un referendum per il quale la costruzione di minareti nel paese è stata vietata.

In termini economici, la Svizzera è al 4 ° posto nel mondo (vedi link), con l’81.7% di libertà,  solo un posto sotto la Nuova Zelanda.

Quindi possiamo vedere come questi 2 paesi, che non sono al 100% liberi, hanno raggiunto una buona approssimazione all’ideale liberale.

Come abbiamo detto prima,  non possiamo pretendere di raggiungere -oggigiorno- una società perfettamente libera, perché avremo sempre la tendenza all’errore e alla stanchezza (caso classico della Svezia, che ha cambiato la sua società liberale in socialista, per poi invertire nuovamente il passo), ma almeno possiamo usare l’ideale come una guida che ci conduca a una società più libera e prospera e che possa assomigliare alla Nuova Zelanda e alla Svizzera, anziché al sogno socialista di paesi come Venezuela, Cuba o  Corea del Nord.

Apologia di Ronald Reagan – smontare i falsi miti

Dedico le mie prossime parole a chi reputa che Reagan non sia un buon liberale, amministratore, politico. Penso che queste persone, purtroppo, stiano agendo con pregiudizio, perché partono dal dato del debito causato senza contestualizzare, senza sapere cos’altro abbia fatto, detto, promosso.

Il debito causato è un numero, solo un numero, ma cosa c’è dietro? Noi, amanti dell’individualismo metodologico, non guardiamo solamente i dati finali, gli aggregati, vogliamo approfondire e capire cosa ci sia dietro.

Vediamo un attimo gli obiettivi della Reaganomics:

  • Abbattere la spesa pubblica improduttiva;
  • Ridurre le imposte;
  • Ridurre la burocrazia;
  • Ridurre l’inflazione.

La sua prima azione, nel 1981, fu abbassare le imposte sul reddito, ad esempio l’aliquota massima dal 70% al 50% e quella minima dal 14% all’11%.

Due anni dopo gli venne chiesto di aumentare le spese a favore della Social Security  (da 179 mld a 269 mld) e di Medicare (da 43.5 mld a 80 mld), che non erano inizialmente previsti dalla Reaganomics ma che effettuò sotto pressing dell’opposizione democratica e di quella interna al partito repubblicano (non era visto per niente bene da molti politici del suo partito!); e, come ben sappiamo tutti, dovette affrontare enormi spese per la guerra fredda, aumentando la spesa militare da 303 miliardi a 426 miliardi di dollari. Ovviamente, era un aumento temporaneo, difatti da allora la percentuale di spesa militare sul PIL americano si è quasi dimezzata.

Ora, un breve esempio tratto da un bel libro che ho letto (Manifesto Capitalista di Luigi Zingales), per spiegare perché supporto l’aumento temporaneo della spesa militare:  ipotizza di essere, tu lettore, presidente del Consiglio e scoprissi che un meteorite potrebbe colpire l’Italia con una probabilità del 50%, cosa faresti? Non spenderesti vari miliardi per mettere al sicuro la popolazione? E se infine il meteorite non cadesse sull’Italia, avresti speso miliardi in nulla, eppure il rischio c’era.

Nel 1984 vennero sistemate le norme fiscali, evitando che ci fossero scappatoie in favore dell’elusione. Nel 1986 la riforma venne completata eliminando la maggior parte delle detrazioni, riducendo i tassi marginali e il numero di scudi fiscali.

Uno studio portato avanti da Martin Feldstein ha esaminato la riforma del 1986 di Reagan e si è notato come il taglio delle imposte dal 50% al 28% (che già precedentemente nel 1981 erano scese dal 70% al 50%) ha avuto come effetto un aumento del 44% del reddito imponibile medio dichiarato. Questo vuol dire che la riforma si è ripagata da sola della metà del costo, perché c’è stato un aumento delle assunzioni e un aumento del tempo lavorativo per chi già era assunto, data la convenienza a lavorare di più con una tassazione più bassa.

I risultati delle politiche liberiste si vedono sul lungo periodo, perché l’occupazione e la ricchezza aumentano a poco a poco nel tempo. A differenza dell’assunzione di dipendenti pubblici, che aumenta l’occupazione in un giorno solo e compromette il futuro delle casse statali -e delle tasche dei contribuenti- per decine di anni a venire. Tutto il contrario, insomma.

Bisogna anche precisare che Reagan non era amato dai rappresentanti del Partito Repubblicano, coi quali dovette scendere a grandi, enormi compromessi pur di non ricevere più le critiche dalle frange avverse del suo stesso partito, critiche che nei primi due anni (intorno alle midterm elections) lo resero molto impopolare.

Oggi viene ricordato come il miglior presidente di sempre, per l’eccezionale e radicale cambiamento effettuato in ogni campo: poco prima della sua ascesa le posizioni dei Repubblicani si erano appiattite su quelle dei Democratici, tanto che la sua lotta contro il Governo, la tassazione, la regolamentazione furono viste come un atto sovversivo, una vera e propria rivolta contro l’establishment che voleva tarpare le ali al Sogno Americano. Dopo Reagan ogni forma di statalismo venne vista come un avvicinamento al socialismo e alla schiavitù, ogni espansione dello Stato come una minaccia all’Individuo, alla famiglia e alla stessa Nazione.

Torniamo a fare qualche calcolo veloce: durante gli otto anni di Reagan, l’aumento del debito è stato di 1800 miliardi di dollari, ma già metterei da parte le spese militari aumentate per la Guerra Fredda, che non avevano nulla a che vedere con il piano liberista e dovevano essere una misura temporanea. Dunque, accantoniamo circa 600 miliardi. Poi, aggiungiamo le proposte vicine alle posizioni democratiche e dei repubblicani più avversi, ossia la Social Security, Medicaid e l’aumento per il  Programma di Adesione, dunque un costo sui due mandati di ben 1000 miliardi di dollari.

Partiva dalla situazione lasciata da Jimmy Carter in cui il deficit annuale era di 74 miliardi, dunque se avesse lasciato tutto intatto il debito sarebbe aumentato di circa 600 miliardi. Bisogna però considerare che Carter riuscì a raggiungere i 74 miliardi di deficit con un tasso di inflazione al 13.5% e come ben sappiamo l’inflazione non è altro che una forma di tassazione occulta. Reagan riuscì a contrarre l’inflazione sino al 4.4%, permettendo ai cittadini di risparmiare decine di miliardi di dollari.

Dunque, spinto dalla mia curiosità e dall’ignoranza da cui partivo, ho sommato tutti i numeri che ho trovato ed ho scoperto che la Reaganomics non solo ha funzionato se considerata sé stante, ma ha permesso di bilanciare tutte le altre spese che, pur essendogli indigeste, aveva dovuto inserire nel budget di Governo.

Vediamo altri dati significativi:

  • L’indice di miseria dopo i due mandati di Reagan scese dal 19% al 9%, il risultato migliore dopo la Seconda Guerra Mondiale.
  • La percentuale di famiglie povere scese dall’8.8% all’8.3%, mentre la percentuale di famiglie ricche aumentò dal 20.2% al 25.7%.
  • Pur essendo stato l’unico presidente a non aver aumentato il salario minimo, il salario medio dei lavoratori americani aumentò di 1.5$ l’ora.
  • Le entrate federali aumentarono del 60%, ossia da 618 miliardi a 991 miliardi di dollari, aumento notevole se considerato il taglio delle imposte. Aumentarono di molto, e si dice grazie alla Reaganomics sul lungo periodo, le entrate federali negli anni successivi, ossia dal 1989 in poi.
  • Stephen Moore del Cato Institute sostenne che nessun atto aiutò mai l’economia americana più della Reaganomics, permettendo che le famiglie americane aumentassero la loro ricchezza di 15’000 miliardi di dollari.

Aggiungo una curiosità: in molti lo contestano per le numerose sviste e gli errori che commetteva durante i discorsi e i dibattiti, senza però considerare che soffrisse del morbo di Alzheimer già dall’epoca della sua presidenza. Molto spesso, alcuni democratici si dimenticano di questo fatto, o lo ignorano. Atto veramente ignobile.

Spero di aver convinto il lettore della bontà del buon vecchio Ronnie, il quale al termine della sua carriera si disse veramente dispiaciuto di aver aumentato così tanto il debito, aggiungendo che avrebbe aiutato i suoi successori ad aggiustare le riforme per recuperare il danno.

Adam Smith vs Adam Smith. Il messaggio perduto

“Tutti concordano nell’affermare che la grandezza dello stato si giudichino in base alla quantità d’argento che possiede”, così diceva Jean-Baptista Colbert, ministro della Finanza della Francia nel 1665.
Quindi per lui il denaro era ricchezza. Più soldi aveva lo Stato, più forte era lo Stato. Egli adottò la politica del Mercantilismo, cioè proteggere le aziende francesi, quindi istituì tasse sulle importazioni, sussidi alle esportazioni e burocrazia sulle imprese.

Nonostante ciò, la Francia non riusciva ad essere più ricca dell’Inghilterra.
Nel settecento, i pensatori francesi provarono a dare una risposta sul perché tutto ciò fosse possibile. In particolare i Fisiocrati, uno su tutti Francois Quesnay, ritenevano che l’economia fosse governata da leggi naturali, perciò la ricchezza non deve essere solo accumulata, ma deve anche circolare. Quindi riteneva che leggi, norme, tariffe, sussidi e provvedimenti simili tendevano solo ad ostacolare questa naturale circolazione.
La soluzione era semplice: LAISSEZ-FAIRE (Lasciare Fare).

Un piccolo slogan che diventerà presto il simbolo del Libero Mercato. Uno dei più grandi, influenzato dai Fisiocrati, fu lo scozzese Adam Smith che nel 1776 scrisse La Ricchezza Delle Nazioni.
Lui sviluppò al meglio l’idea di libero mercato attraverso la metafora della Mano Invisibile dove, attraverso un’accurata Divisione del Lavoro, ciascuno fa il proprio lavoro e guadagna per ciò che fa. Come disse lo stesso Smith: “Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse.”

Smith, inoltre, spiegò i meccanismi del libero mercato:
1. Anche nel caso il fornaio pensasse solo a se stesso, non può mettere un prezzo troppo alto
2. Perché gli altri fornai, pensando al loro interesse, potrebbero abbassare il prezzo per rubargli i clienti
3. Se fosse l’unico fornaio della città non potrebbe strafare perché altri aprirebbero un altro forno per il proprio interesse

Quindi, per Smith, è la competizione a mantenere tutti onesti, dove il mercato stesso capisce i bisogni della gente e il modo per soddisfarli.

Il libero mercato organizza ogni cosa molto meglio del miglior organizzatore. Immaginate qualcuno che pianifica i rifornimenti a Roma?

Ma ci sono anche tante altre cose non dette sullo stesso Smith. Per esempio, non era un dogmatico, cioè era consepevole che:
1. I mercati non sono perfetti
2. Non si occupavano dei servizi pubblici, come la pulizia stradale
3. I mercati non rispettano le leggi

Ed è proprio per questo che vedeva nello Stato un ruolo di arbitro, in grado di:
1. Occuparsi dei tassi d’interesse
2. Proteggere i salari dei lavoratori
3. Tenere sotto controllo l’onestà delle banche
4. Proteggere i Brevetti
5. Controllare le malattie e garantire un livello standard d’istruzione

Due punti, poco citati, del pensiero Smithiano erano
1. Lo stipendio del lavoratore
2. Le corporazioni

Per Smith, prezzi e stipendio avevano un rapporto particolare. Se uno saliva, l’altro scendeva (il suo potere d’acquisto) e viceversa.
Ma la sua risposta era: “Nessuna società può essere felice se la Maggior Parte di essa è povera”.

Questo passo è memorabile, in quanto ci permette di arrivare al vero messaggio (perduto) di Adam Smith. I capitalisti facevano il loro interesse, pagavano bassi stipendi, sfruttavano la propria forza nei confronti della politica da spingere la legge a stabilire sussidi e tariffe, limitando la concorrenza.

Il vero messaggio perduto di Adam Smith è “OCCHIO AI CAPITALISTI”, in quanto tendono a voler diventare i Padroni dell’Umanità con i Monopoli Istituzionalizzati dagli Stati, dove chi lavora non lavorerà mai sodo come se fosse sua o in una situazione di libero mercato, o le grandi Corporazioni che tendono a distruggere o inglobare chi vuole inserire in un determinato mercato.

Aronne Piperno, tu sei giudeo e i tuoi antenati hanno crocifisso Gesù Cristo

Aronne Piperno: Ma c’è quarche cosa che nun va?
Marchese del Grillo: Ma tutto Aronne mio! Tanto comincia a di’ nell’armadio che tu hai costruito io c’ho sbattuto un ginocchio che me so’ fatto pure male!
Aronne Piperno: Ma io che c’entro?…
Marchese del Grillo: Nun è una buona ragione questa?
Amministratore: Sì, Eccellenza!
Marchese del Grillo: E in più… tu sei giudeo e i tuoi antenati falegnami hanno fabbricato la croce dove hanno inchiodato nostro signore Gesù Cristo… posso essere ancora un po’ incazzato pe’ sto fatto?

Ecco una parte del dialogo fra l’ebanista ebreo Aronne Piperno e il Marchese del Grillo, protagonista dell’omonimo film, che ho avuto il piacere di vedere nonostante sia stato girato 15 anni prima della mia nascita.

Mi ha fortemente colpito questa scena, perché il Marchese tira fuori la storia che gli ebrei abbiano compiuto l’orrendo atto di aver crocifisso Gesù Cristo e che ne portino la colpa pur dopo molti secoli, tramandandosela di padre in figlio.

Questa assurda logica venne usata per opprimere gli ebrei, per renderli sempre colpevoli di qualcosa, un semplice pretesto per creare un capro espiatorio. Oggi diremmo che è assurdo, vero?

E invece c’è qualcun altro che lo fa, in un altro modo, ancora oggi.

Ad esempio, quante volte abbiamo sentito dire che è colpa nostra la tratta dei negrieri dall’Africa, lo sfruttamento dei beni naturali nell’oggi terzo mondo, il massacro degli Incas effettuato da Pizarro, lo sterminio dei pellerossa?

Dicono che siamo stati noi “Occidentali”. Che è una nostra colpa, che dobbiamo assumerci questa responsabilità. Quasi mi sorprende non ci abbiano accusato delle Guerre Puniche e chiesto un risarcimento per la ricostruzione di Cartagine.

Io, come tutti voi molto probabilmente, non ho mai fatto né voluto niente di cui sopra. Non ho causato quei problemi e non sarò io a pagarne il conto, ma se qualcuno è tanto solidale può dimostrarlo facendo uso del suo tempo, dei suoi soldi, della sua volontà senza imporre la sua idea sugli altri, completamente innocenti.

Chi pone questi ragionamenti accusatori? Chiaramente, i collettivisti, taluni che credono esista uno spirito rappresentante il popolo che lo guida in ogni sua azione, mentre le persone sono semplici porzioni di questo enorme spirito che agisce per tutti.

Sono sempre quelle le persone che fanno un mea culpa collettivo e decidono che gli altri debbano pagare quel che loro vogliono e sottostare ai dettami che loro ritengono giusti; questi collettivisti posseggono la verità assoluta in tasca, sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma soprattutto sanno quali responsabilità dobbiamo assumerci tutti noi.

Chiariamoci, persone incapaci di assumersi le proprie responsabilità -tanto da voler distribuire il rischio di fallimento delle proprie iniziative agli altri, obbligandoli ad accettare con la forza- decidono che siamo noi i responsabili di qualcosa che non abbiamo fatto. In pratica, siamo tutti quanti degli Aronne Piperno, presi in giro dal Marchese del Grillo.

Fortunatamente per l’ebanista, il Marchese scherzava e voleva dimostrare come la giustizia fosse corrotta, sfortunatamente per noi i collettivisti sono molto seri e non ci sarà nessuno a testimoniare in nostro favore.

Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!

Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa.

Queste le parole di Fritz Lang, regista del film preferito di Adolf Hitler, ossia Metropolis.

Vorrei partire proprio da queste parole per andare a toccare un tema ben nascosto da certi critici del nazismo: la centralizzazione delle scelte. Eh sì, perché i più grandi critici del nazismo non mettono in dubbio il metodo, bensì i fini: molti non nascondono le proprie simpatie per l’idea di un Governo centralista e dirigista (come quello nazista), ma sono comunque convinti che “solo” i fini fossero sbagliati.

Decidere dall’alto quali persone debbano compiere certi lavori, quali lavori abbiano la priorità, quali persone debbano essere catalogate come più bisognose, quale sistema economico sia migliore, si rivela sempre un disastro, oltre che essere un insulto alla libertà umana.

Anche in un regime democratico potremmo ben vedere come tutto ciò porti al fallimento, se non a una vero e proprio governo della burocrazia e del clientelismo.

Ipotizziamo però che la trasparenza sia tale da rendere possibile ogni controllo, andiamo oltre: bisognerà che qualcuno prenda le decisioni, dopo essere stato eletto e aver opportunamente studiato il caso, dunque deciderà la strada giusta. Ipotizziamo allora che questa persona sia senza malizia, non voglia fare favori a nessuno e non lo faccia per interesse personale.

Questa persona (o questo insieme di persone) avrà un potere veramente ampio, con cui potrà cambiare profondamente la vita delle persone, perlomeno nel suo ambito di riferimento. Ecco che, con il seguito della maggioranza, porterà fino in fondo una riconosciutissima opinione, una semplice opinione, per raggiungere i più nobili obiettivi.

Diciamo che sono sempre i soliti: la pace, la prosperità, il benessere, la felicità, la ricchezza. Sono cose che vorremmo tutti, tranne qualche deviato. Ma davvero qualcuno sa come raggiungere la pace, la prosperità, il benessere, la felicità, la ricchezza? 

Nonostante le troppe assunzioni fatte, il corso degli eventi potrebbe non andare come desiderato. Oppure sì. In parole povere, è stato effettuato un lancio della moneta e tutto è andato per il verso giusto, oppure tutto è andato male.

Ora, però, facciamo un passo indietro: questa persona (o, di nuovo, questo insieme di persone) ha un enorme potere, dunque  può scegliere ciò che è il bene per tutti, ciò che tutti dovrebbero fare, ciò che tutti dovrebbero pensare.

Ovviamente, tutto ben votato dalla maggioranza, con dei fantastici schemi dimostranti che “se tutto fosse così, i risultati sarebbero strabilianti“, ossia partire da condizioni attualmente impossibili, raggiungibili attuando l’assurda pretesa di cambiare la natura delle persone (l’uomo è un legno storto, mai sentito?), educandole. In pratica 1984, anche se diranno che loro invece lo fanno per il tuo bene. Allora proprio come 1984.

Fa davvero acqua da tutte le parti: questo Leviatano ha una mano che oggi “po esse fero o po esse piuma”, se in democrazia sarà a discrezione degli umori del popolo considerando che la maggioranza, il 51%, potrebbe benissimo votare per la schiavitù del restante 49%, anche se non necessariamente una schiavitù formale come quella ai tempi delle piantagioni di cotone nell’Alabama.

Questo 51% -però- è rappresentato da un certo numero di persone, che potranno sempre decidere chi è ebreo e chi no, chi è amico e chi è nemico, chi va alla ghigliottina e chi merita un elogio sui giornali.

Un potere centralizzato non ha limiti. E i limiti sono importanti.

Vediamo un altro esempio: l’URSS negli anni ’20 diede l’incarico a Vavilov di occuparsi dell’Agricoltura nazionale, questi iniziò una catalogazione di tutte le piante e di tutti i metodi di coltura, un lavoro eccezionale, ma troppo costoso.

Vavilov fu parte del caso fortunato, quello in cui l’autorità centrale sceglie una persona che sa cosa fare e lo fa con metodo rigoroso e scientifico. Peccato che fu sostituito da Lysenko, uno di quei sostenitori della teoria lamarckiana secondo la quale le giraffe hanno allungato il proprio collo nel corso del tempo grazie agli imperterriti sforzi nel tentativo di raggiungere alberi molto alti.

Sembra una barzelletta, invece erano proprio così le scelte dell’Unione Sovietica: Lysenko ipotizzò che le piante potessero acquisire caratteristiche in base all’ambiente e al nutrimento che si dava loro. Non serve dire che portò alla fame milioni di persone per capire la vastità della sua anti-scientificità applicata in un ruolo scientifico.

Non esisterà mai qualcuno che saprà qual è il bene per noi, né che avrà le risposte a ogni problema. Ogni Individuo è un caso a sé, l’ordine spontaneo degli Individui in una società può permettere il progresso grazie a innumerevoli tentativi, fra i quali emergerà uno dei migliori, o almeno quello con le caratteristiche migliori secondo le esigenze dei consumatori. Questo è il meglio che si possa fare, ancora oggi, come migliaia di anni fa.

Per proseguire sulla strada dell’ordine spontaneo e della scienza non dovremo mai più permettere che qualcuno abbia il potere tale di decidere come vada governata l’intera società, o nelle parole del totalitario Goebbels, chi è ebreo e chi non lo è.