Costruire le città del futuro

In che modo le nuove tecnologie e i nuovi modelli di gestione trasformeranno radicalmente la gestione cittadina da come noi la conosciamo.
Quando giunge il momento di aggiornare il modo in cui agiscono, i governi sono in ritardo rispetto alle organizzazioni private. Mentre le aziende rinnovano costantemente i loro modelli organizzativi, la maggior parte delle città è ferma a strutture governative secolari. Ma cosa potrebbe succedere se potessimo gestire le città come fossero delle compagnie?

Le nuove strutture legali potrebbero essere viste come social technologies. Pensiamo a Smart City e a piattaforme di E-Governance come al lato hardware. Per esempio, la distribuzione elettrica, l’illuminazione e i servizi di trasporto sono tutti diventati più efficienti grazie all’innovazione. Abbiamo potuto vedere molti progressi nei servizi cittadini, ma non nel modo in cui le città sono gestite e funzionano.

In altre parole, la legge e l’amministrazione sono i sistemi operativi delle città che, tuttavia, non vengono aggiornati da molto tempo. Quello su cui dovremmo focalizzarci, allora, è il lato software. Però, non servirà a molto se abbiamo piattaforme digitali del ventunesimo secolo ma sistemi legali del diciannovesimo. Siamo ancora in ritardo. Il problema è che le nostre strutture giuridiche sono troppo rigide per essere innovate. Se vogliamo che il governo sia più innovativo, dovremmo osservare come le startup innovano. “Sono piccole, sperimentali, e responsive”, dice Max Borders, autore di The Social Singularity. “Se falliscono, forniscono un precedente da cui imparare; se hanno successo, le startup creano ricchezza”.

Borders è parte del movimento Startup Societies, che richiede più sperimentazione nell’ambito della governance. La piccola nazione di Liberland, il modello abitativo galleggiante ideato dal Seastanding Institute, e le charter cities americane fanno tutte parte di questa categoria. Per quale motivo? Perché hanno una cosa in comune: stanno provando a portare competizione nella sfera pubblica trattando la gestione statale come un fenomeno di mercato.
A qualcuno ciò potrebbe sembrare una posizione abbastanza radicale, ma consideriamo che questo sta già accadendo in una certa misura.

Le Associazioni dei padroni di casa (HOAs) e i condomini sono in continua crescita negli Stati Uniti, sia per quanto riguarda i residenti che per l’offerta di servizi proposta. Città innovative come Sandy Springs in Georgia hanno provato che è possibile avere una gestione privata dei servizi cittadini. Inoltre, molte SEZ (Special Economic Zones) hanno anche implementato servizi di sicurezza privati.

Con il numero di SEZ in crescita, la possibilità di esperimenti territorialmente limitati per quanto riguarda la gestione governativa sta aumentando. In giro per il mondo, almeno l’80% percento di tutti i paesi ha una SEZ di qualche tipo. Alcuni paesi hanno addirittura più SEZ, in competizione l’una con l’altra. È solo una questione di tempo prima che una compagnia privata lanci il suo prototipo di città.

Alcuni già si stanno avventurando in questo campo…
Come, per esempio, Titus Gebel, CEO di Free Private Cities. Gebel sta tentando di realizzare l’idea di città gestite come se fossero business. Per farlo, ha cercato di stabilire una speciale zona autonoma gestita da una compagnia, che secondo lui porterà lo spirito imprenditoriale nella gestione pubblica.

“Questo è un modello completamente nuovo del vivere insieme. Queste città avranno un incentivo economico ad essere innovative. Invece di essere soffocate da regolazioni obsolete, gli innovatori potranno agire in un quadro legale adattato ai loro bisogni. In questo modo si crea ricchezza” dice Gebel.

Gebel ha avuto la possibilità di lavorare con alcune delle ultime tecnologie per l’e- governance, incluse quelle che stanno venendo sviluppate per i progetti di zone autonome in America centrale. Questi modelli usano blockchain come un metodo per provare transazioni immobiliari, andate molto oltre la tradizionale proprietà.

“I proprietari possono commerciare direttamente tra loro gli spazi aerei e le quote di emissione, senza il bisogno di un intermediario statale”, fa notare. “Nella sfera pubblica, stanno avvenendo dei cambiamenti strutturali” , aggiunge Gebel. “Tecnologie rivoluzionarie, come blockchain, stanno ingrandendo la sfera della decentralizzazione, della trasparenza e dell’auto-determinazione. Questo influisce sul modo in cui concepiamo le città.”

La decentralizzazione sicuramente sembra il nuovo imperativo. Gebel e altri stanno già seguendo progetti con questo approccio, come l’ Ulex Open Source Legal System, che è essenzialmente un cloud per la Common Law. Un altro esempio è Bitnation, che emette passaporti per i cittadini del mondo e permette giurisdizioni non territoriali. Anche la gestione sta venendo influenzata dalle nuove forme organizzative come Holacracy.

Gebel è ottimista per quanto riguarda l’uso di registri distribuiti per una maggior partecipazione privata alla governance:“La possibilità di stabilire contratti quando ci si occupa della gestione di una città semplifica la vita e la rende meno burocratica. Per esempio, le tecnologie dei registri distribuiti rendono inutili notai, pubblici addetti e fanno risparmiare tempo nei passaggi di proprietà; più si può decidere da soli, meno si ha bisogno di rappresentanti statali, che, come si sa, nel tempo tendono a fare i loro interessi

Ma Gebel è scettico nel vedere questi sistemi come unico fattore di sviluppo in questo settore. Pensa che ciò comporterà un cambiamento epocale nel passaggio da strutture legali imposte dall’Ancien Régime, a quelle audaci e adattive tipiche di un settore gestionale competitivo.
Tutto ciò funzionerà? Solo il tempo ce lo potrà dire. Ma il futuro del settore governance sta cambiando sotto i nostri occhi – e i sindaci potrebbero non gradirlo.

 

Traduzione a cura di Gabriele Pierguidi

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