Il Sovranismo è anticapitalista?

Qualcuno sostiene che il Sovranismo sia un pensiero politico nuovo, innovativo, che crea una rottura con il passato. Essi sostengono, altresì, che il Sovranismo sia l’espressione di un nuovo pensiero popolare che non ha alcun legame storico-ideologico con il pensiero statalista, quello socialista o quello comunista.

Io penso, invece, che il pensiero sovranista ha più di un legame con il pensiero nazionalsocialista, noto attualmente – per comodità, direi – come Destra Sociale. Un legame che li lega non solo politicamente, ma anche culturalmente.

Partiamo dal presupposto che il Sovranismo è insurrezione popolare. Si tratta di una reazione del popolo contro una presunta élite. Storicamente il pensiero nazionalsocialista, come nel Sovranismo, è un movimento di giustizia sociale contro un nemico chiaro. Nello specifico si parla di comunitarismo.

Un comunitarismo inteso come vivere attraverso l’identità, la propria provenienza, le proprie origini. Un comune agire per un comune obiettivo, un comune agire per comuni usanze. Il collettivismo sovranista è facilmente intendibile, pertanto, come un reazionismo verso un presunto degrado di valori provocato da vari nemici, come la tecnocrazia.

Il Sovranismo ha dunque, nelle sue corde, una forte componente di giustizia sociale. Non è nemmeno questa una novità rispetto al passato. Non solo dagli ambienti marxisti, ma anche dagli ambienti nazionalisti italiani. Storicamente, nella cultura di destra sociale, è sempre esistita una forte esigenza di giustizia sociale. Una giustizia sociale che, eliminando i difetti del marxismo e del liberalismo, tende a rafforzare tutti.

Non è una sorpresa che tanti esponenti sovranisti siano ancora a favore di una visione corporativista dello Stato e dell’economia. Uno Stato che tende sia a limare la presunta “avidità” del capitalista che a soddisfare le esigenze del lavoratore sfruttato. Quindi, una giustizia sociale che tende a rafforzare tutti.

Ovviamente, anche in questo caso la giustizia sociale è traducibile con una riduzione concreta delle libertà individuali. Si parla, piuttosto, di una libertà impostata e ipotetica, in quanto, secondo il Sovranista, ponendo un equilibrio tra liberalismo e comunismo, non ci dovrebbero essere motivi di disarmonia.

Insomma, il Sovranismo parte da una reazione, una reazione per soddisfare una giustizia sociale, una giustizia sociale attuabile con la riduzione delle libertà individuali. Ma fino a qui, siamo sulla teoria.

Come è traducibile nella pratica il pensiero sovranista?

Sostanzialmente, in uno schema sovranista, il capitalismo è il mezzo per arricchire Stato e proletari. Esattamente, il capitalista è l’attore da sfruttare. Non deve arricchirsi alle spalle di nessuno, non può prendere libera iniziativa, ma deve limitarsi a rispettare le esigenze di Stato. Per essere chiari, nel sovranismo, il mercato non può mancare.

Però è inevitabile che ci sia il Mercato, il quale quindi viene “indirizzato” per soddisfare i bisogni dello Stato. Quindi, un mercato strozzato dalle esigenze statali. Allo stesso tempo, lo Stato rafforza la componente proletaria, rendendo l’azienda da privata a Istituto Sindacalista, in cui il titolare dell’impresa, per decidere su qualcosa di sua proprietà, deve rivolgersi ai lavoratori.

Per concludere, il sovranismo ha un tasso molto alto di nazionalismo nelle sue corde culturali. Un nazionalismo di vecchio stampo, aggiungerei. Vecchio stampo perchè si tende a isolare mentalmente l’Italia e ad immaginare il mondo come il campo di battaglia della guerra di tutti contro tutti. Ovviamente, anche su tematiche interne, il sovranismo ha una forte propensione alla protezione del Made in Italy, tenendo persino in considerazione la possibilità di dazi o misure fortemente penalizzanti verso le aziende estere.