“La sanità PUBBLICA italiana è la quarta migliore al mondo. Scacco matto neoliberisti!“
Se avete mai discusso di sanità avrete sicuramente letto un commento del genere. Ma è vero?
Effettivamente esiste una classifica di efficienza stilata da Bloomberg che afferma che la nostra sia la quarta sanità più efficiente del mondo.
Ma si basa su un criterio fallace. Infatti è un semplice rapporto tra l’aspettativa di vita e i costi sanitari. Ma l’aspettativa di vita varia in base a numerosi fattori, dall’alimentazione alla genetica, e l’Italia gioca in casa: Sardi e lombardi, curiosamente anche quelli ticinesi, sono tra le popolazioni più longeve d’Europa.
Bisognerebbe trovare una classifica basata su criteri sanitari, come l’accessibilità, l’informazione, i risultati effettivi, la prevenzione e la capillarità dei servizi offerti. Ah, già, esiste, è l’Euro Health Consumer Index, nella sua versione più recente del 2018.
E l’Italia perde improvvisamente il suo primato: Si posiziona ventesima, appena dietro la Spagna e prima della Slovenia, e mostra una scarsa capillarità e accessibilità.
Le prime dieci posizioni sono occupate da Stati che adottano il cosiddetto sistema Bismarck o un sistema universale e poi, undicesima, c’è la Francia, che usa un sistema intermedio tra i due.
È chiaro che da questi dati non si possa decretare un sistema migliore. Ciò dipende da vari fattori, primo tra tutti l’efficienza nell’uso del denaro dei contribuenti, una cosa affermata nei paesi scandinavi ma completamente estranea all’amministrazione italiana che vede la sanità più come un poltronificio.
Ma nel momento in cui la sanità italiana in Europa è percepita al livello di quella della Serbia, che è comunque uno Stato in crescita, dovremmo interrogarci su come possiamo migliorare. Perché, sia chiaro, in Italia abbiamo tante eccellenze, specialmente in Lombardia, ed è vero che ci sono persone che vengono dall’altro capo del mondo a curarsi a Milano.
Ma se a dover intraprendere certi viaggi della speranza sono anche cittadini italiani (perché i loro ospedali locali sono in condizioni disperate) è evidente come la sanità italiana non funzioni. E la soluzione proposta nel referendum costituzionale del 2016, ossia centralizzare tutto, è una non-soluzione, poiché è la mala-amministrazione a rendere certi ospedali problematici; raramente un’amministrazione centralizzata non eccezionale è maggiormente performante in tal senso rispetto un’amministrazione locale. Soprattutto in Lombardia.
Non a caso i sistemi sanitari scandinavi citati precedentemente agiscono a livello fortemente decentrato.