“Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”, ed è il caso di rileggerlo bene così da assimilarne il contenuto.
Ditemi quale altro esempio di libertà dovremmo avere oltre a questo: ad uno Stato nato dalla ribellione agli imperi britannico e spagnolo. Una condizione, questa, per la quale viene riconosciuto il diritto al cittadino di armarsi in difesa della propria libertà, garantendogli il diritto anche di uccidere in caso di necessità.
Oggi le esigenze sono mutate ma i principi rimangono solidi: la libertà è un bene supremo che deve esser difeso costi quel che costi. Non esistono imperi che, colonizzando territori, sottomettono popoli interi. O meglio: non avviene certamente nel modo classico che tutti noi immaginiamo, e dell’avanzata dell’islam in Europa parleremo in un’altra occasione. La minaccia alla libertà individuale, e alle sue colonne portanti come la proprietà privata, è sempre in agguato ed è nostro dovere essere sempre vigili, accorti, pronti a reclamare uno dei pochissimi diritti di cui pretendiamo di godere: quello alla libertà.
Si dice che un cittadino abbia tra i suoi più pericolosi nemici lo Stato, il quale, in virtù del suo potere, si impone prescrivendo condotte e rendendone illecite altre. Tutto normale, vien da dire, a meno che non si sfoci nell’esagerazione e nell’eccesso di norme, classica situazione in cui troppe sfaccettature della vita dei singoli vengono regolamentate sottraendo a questi ultimi la possibilità di autodeterminarsi completamente.
Torna utile quanto enunciato dal secondo emendamento: uno Stato libero, per esser veramente tale, deve proteggersi anche da sé stesso e dall’andazzo maldestro che può intraprendere. E lo Stato siamo tutti noi, altroché vittimismo, ed è dunque nostro dovere la civile ribellione di cui parlava Henry David Thoreau nella sua Disobbedienza civile. Non possiamo delegare a qualcun altro la tutela delle nostre libertà, perché ne siamo noi e soltanto noi i titolari.
Prima che la collettività, deve essere tutelato l’interesse dei singoli, essendo la collettività stessa formata da gruppi di persone che decidono di associarsi. È dunque più che ragionevole pretendere di poter difendere la proprietà privata dalle incursioni dei malintenzionati che affliggono le nostre città. La pretesa di obbligare i cittadini a non difendersi, e con sé stessi anche le proprie famiglie, per la supposta tutela della collettività, snocciolando le statistiche per le quali la legittima difesa finirebbe per ledere anche gli innocenti, è folle perché in virtù di certe astratte previsioni verrebbe menomata una libertà concreta.
Quest’ultima consiste nel difendere la abitazione ove ognuno di noi vive e gli affetti che tale immobile contiene, intendendo con ciò prima di tutto le persone, la famiglia, e poi i beni materiali ivi contenuti. La possibilità di essere proprietario di un immobile, ottenuto tramite una trattativa culminata in una acquisto, si svuota di significato se diviene alla mercé di chiunque voglia usufruirne abusivamente, intendendo implicitamente con ciò che la proprietà privata è un furto.
Ed è ancor più grave che sia un organo dello Stato, quello legislativo, che legiferando in tal senso inibisce i suoi cittadini dal difendere le proprie abitazioni da ladri e malfattori garantendogli sanzioni di enorme portata. Addirittura essi passano dalla parte del torto, pur avendo subito una violenza grave, nel momento in cui si trovano obbligati da una sentenza a risarcire la famiglia del delinquente dalla cui aggressione si sono difesi.
Siamo pieni di buontemponi che, parlando di un non meglio diritto alla casa, difendono coloro che occupano gli immobili altrui, accampando a difesa di questo abominio l’utilità sociale che deve avere tale immobile. Utilità sociale che, per definizione, non esiste e quindi può essere tirata da una parte all’altra in base alle esigenze momentanee, finendo inesorabilmente col menomare la proprietà privata di un soggetto qualunque. Da questo concetto malsano a giustificare i ladri perché magari indigenti, il passo è breve. Ed è già accaduto che qualche sociologo da serie C lo affermasse tanto per garantirsi qualche minuto di applausi in più.
Ce lo insegna la più grande democrazia del mondo che per esser liberi si deve, spesso, anche essere armati. E se qualche buonista ritiene che casa propria debba essere a disposizione di chiunque voglia depredarla o bivaccarci, non saremo certo noi a ledere questa sua libertà di scelta.