La scienza ai tempi dell’URSS: Stalin e la genetica

Tra gli argomenti preferiti degli apologeti dell’URSS spiccano le conquiste della scienza sovietica. Naturalmente, molte di esse sono innegabili, basti pensare allo Sputnik ed all’impresa di Yuri Gagarin. Tuttavia, esiste un capitolo molto meno famoso della scienza sovietica, un capitolo di arroganza e follia: la storia di Trofim Lysenko e del Lysenkoismo.

Questa è la storia di come, dal 1937 al 1964, le autorità sovietiche hanno tentato di sostituire le leggi della natura della “decadente borghesia occidentale” con quelle dello Stato comunista.

In un mondo migliore, forse, il nome di Trofim Lysenko non sarebbe mai passato alla storia. Nato nel 1898 in una famiglia di contadini, Lysenko si laureò nel 1925 in agronomia. Nel corso dei suoi studi, egli sviluppò una propria teoria pseudoscientifica, il Lysenkoismo per l’appunto.

In poche parole, il Lysenkoismo, riprendendo le teorie di Lamarck e rifiutando le scoperte di Mendel e dei genetisti del primo Novecento, sosteneva l’ereditarietà dei caratteri acquisiti.

Secondo Lysenko, quindi, i tratti imposti agli organismi dai fattori ambientali possono essere ereditati: per esempio, tagliando le code dei topi per diverse generazioni sarebbe possibile produrre un ceppo di topi senza coda.

Lysenko pertanto sosteneva la possibilità di coltivare grano in Siberia, semplicemente esponendolo al freddo e “rieducandolo” così a resistere al gelo, e lasciò diffondere voci sulle potenzialità quasi miracolose della sua teoria (per esempio, quella secondo cui grazie ad essa sarebbe stato possibile far crescere piante tropicali al Circolo Polare Artico)[1].

Con tutta probabilità, il Lysenkoismo sarebbe stato bollato già allora come pseudoscienza, se non fosse stato per tre importanti fattori che giocarono a favore dell’agronomo sovietico.

Innanzitutto, l’Unione Sovietica negli anni Trenta era una nazione tormentata dalle carestie (dovute soprattutto ai pessimi risultati della collettivizzazione dei terreni agricoli imposta dal regime comunista), ed in un contesto simile le mirabolanti promesse di Lysenko suscitarono grande interesse.

In secondo luogo, Lysenko stesso, per il fervore della sua fede comunista e per il suo background (povero contadino diventato geniale scienziato, il sogno sovietico realizzato) era persona grata al PCUS. Infine, aveva un asso nella manica: uno dei suoi più grandi fan era il Compagno Stalin.

Non è molto noto, ma Stalin nutriva un certo interesse per la genetica. Come il suo collega Hitler, egli era convinto della possibilità scientifica di creare un uomo nuovo, una nuova umanità. Se Hitler voleva creare una razza di superuomini ariani, Stalin voleva creare il “nuovo uomo sovietico” (Homo Sovieticus, come verrà parodizzato in seguito).

Il Lysenkoismo, quindi, era perfettamente in linea con le idee di Stalin: così come il grano, esposto al gelo, avrebbe modificato la sua natura originaria per crescere in Siberia, allo stesso modo i popoli dell’URSS, se esposti ai valori del socialismo sovietico per abbastanza tempo, li avrebbero incorporati nel loro stesso essere, tramandandoli di generazione in generazione come l’altezza o il colore dei capelli.

L’appoggio di Stalin, quindi, garantì a Lysenko una carriera brillante[2]: presidente dell’Accademia Lenin delle scienze agrarie nel 1938, direttore dell’Istituto di Genetica dell’Accademia delle Scienze dell’URSS nel 1940, vincitore di tre Premi Stalin da 100000 rubli, di sei Ordini di Lenin e di numerose altre onorificenze. Cosa fece Lysenko con tutto questo potere?

Prima di tutto, si preoccupò di consolidare il suo monopolio sulla scienza sovietica[3]: fra il 31 luglio ed il 7 agosto 1948, si tenne a Mosca un grande dibattito sulla genetica al quale parteciparono i più importanti biologi, genetisti ed agronomi dell’Unione Sovietica, molti dei quali denunciarono apertamente l’infondatezza delle teorie di Lysenko.

Al termine del dibattito, Lysenko rispose loro con una semplice affermazione:

Il Comitato Centrale del Partito ha esaminato la mia relazione e l’ha approvata.

Con questo, Lysenko aveva voluto nascondere fino all’ultimo di avere l’appoggio incondizionato di Stalin, per tendere una trappola ai suoi critici. Per molti di essi era ormai troppo tardi: le loro carriere vennero stroncate, ed i loro posti occupati da fedeli yesman di Lysenko.

Questa purga del mondo scientifico sovietico, con la conseguente perdita di conoscenze e talenti, ritardò in modo significativo lo sviluppo della biologia e di molte altre scienze nell’URSS.

Senza più rivali, Lysenko si adoperò con grande impegno affinché le sue teorie venissero applicate nel modo più rigoroso possibile.

Per esempio, secondo Lysenko[4] i semi di piante diverse dovevano essere piantati gli uni vicini agli altri, affinché potessero aiutarsi a vicenda secondo i principi della lotta di classe. Come risultato le piante, in competizione fra loro per le risorse, finirono per ostacolarsi a vicenda nella crescita.

Sempre secondo Lysenko[5], i semi andavano piantati a grande profondità, in quanto era lì che il terreno era più fertile. I contadini, quindi, furono costretti a lavorare faticosamente per piantare semi all’assurda profondità di due metri, compromettendo così gli strati più superficiali del suolo, i più importanti per l’agricoltura.

Se consideriamo che il Lysenkoismo venne applicato durante il “Grande Balzo in avanti”[6], il piano sviluppato da Mao che risultò nella morte per carestia di decine di milioni di persone in Cina dal 1959 al 1961, le reali dimensioni dei crimini di Lysenko risultano evidenti.

Il monopolio di Lysenko sulla scienza sovietica durò a lungo, ben oltre la morte del suo benefattore Stalin. Solo nel 1965, dopo la caduta di Kruscev, Lysenko venne sollevato dai suoi incarichi, per poi morire ormai dimenticato nel 1976.

Sono molte le lezioni che si potrebbero trarre da questo oscuro capitolo della scienza sovietica, ma probabilmente le più importanti sono due.

La prima, la più immediata, è che la scienza non deve mai, in alcuna circostanza ed in alcuna misura, essere mescolata con l’ideologia, qualsiasi essa sia. Questo perché mentre la scienza cerca di rappresentare nel modo più fedele possibile il mondo, cosi come esso funziona, le ideologie cercano di trasformare il mondo in una versione più fedele possibile di quello che, secondo loro, dovrebbe essere.

La seconda è che, come in ogni altro ambito della vita umana, uno Stato onnipotente non può non avere che ripercussioni negative. Se il parere di un singolo tiranno può azzittire le voci di mille scienziati, allora qualsiasi speranza di progresso è perduta. Solo in un regime di libertà, al riparo dallo Stalin di turno, un vero scienziato può mettere i Lysenko di questo mondo al loro posto, per la scienza e per l’umanità intera.

[1][2][3] https://www.nytimes.com/1976/11/24/archives/symbol-of-stalinist-science.html

[4][5][6] https://www.google.com/amp/s/www.wired.it/amp/41590/play/cultura/2014/08/29/mao-tse-tung/

Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!

Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa.

Queste le parole di Fritz Lang, regista del film preferito di Adolf Hitler, ossia Metropolis.

Vorrei partire proprio da queste parole per andare a toccare un tema ben nascosto da certi critici del nazismo: la centralizzazione delle scelte. Eh sì, perché i più grandi critici del nazismo non mettono in dubbio il metodo, bensì i fini: molti non nascondono le proprie simpatie per l’idea di un Governo centralista e dirigista (come quello nazista), ma sono comunque convinti che “solo” i fini fossero sbagliati.

Decidere dall’alto quali persone debbano compiere certi lavori, quali lavori abbiano la priorità, quali persone debbano essere catalogate come più bisognose, quale sistema economico sia migliore, si rivela sempre un disastro, oltre che essere un insulto alla libertà umana.

Anche in un regime democratico potremmo ben vedere come tutto ciò porti al fallimento, se non a una vero e proprio governo della burocrazia e del clientelismo.

Ipotizziamo però che la trasparenza sia tale da rendere possibile ogni controllo, andiamo oltre: bisognerà che qualcuno prenda le decisioni, dopo essere stato eletto e aver opportunamente studiato il caso, dunque deciderà la strada giusta. Ipotizziamo allora che questa persona sia senza malizia, non voglia fare favori a nessuno e non lo faccia per interesse personale.

Questa persona (o questo insieme di persone) avrà un potere veramente ampio, con cui potrà cambiare profondamente la vita delle persone, perlomeno nel suo ambito di riferimento. Ecco che, con il seguito della maggioranza, porterà fino in fondo una riconosciutissima opinione, una semplice opinione, per raggiungere i più nobili obiettivi.

Diciamo che sono sempre i soliti: la pace, la prosperità, il benessere, la felicità, la ricchezza. Sono cose che vorremmo tutti, tranne qualche deviato. Ma davvero qualcuno sa come raggiungere la pace, la prosperità, il benessere, la felicità, la ricchezza? 

Nonostante le troppe assunzioni fatte, il corso degli eventi potrebbe non andare come desiderato. Oppure sì. In parole povere, è stato effettuato un lancio della moneta e tutto è andato per il verso giusto, oppure tutto è andato male.

Ora, però, facciamo un passo indietro: questa persona (o, di nuovo, questo insieme di persone) ha un enorme potere, dunque  può scegliere ciò che è il bene per tutti, ciò che tutti dovrebbero fare, ciò che tutti dovrebbero pensare.

Ovviamente, tutto ben votato dalla maggioranza, con dei fantastici schemi dimostranti che “se tutto fosse così, i risultati sarebbero strabilianti“, ossia partire da condizioni attualmente impossibili, raggiungibili attuando l’assurda pretesa di cambiare la natura delle persone (l’uomo è un legno storto, mai sentito?), educandole. In pratica 1984, anche se diranno che loro invece lo fanno per il tuo bene. Allora proprio come 1984.

Fa davvero acqua da tutte le parti: questo Leviatano ha una mano che oggi “po esse fero o po esse piuma”, se in democrazia sarà a discrezione degli umori del popolo considerando che la maggioranza, il 51%, potrebbe benissimo votare per la schiavitù del restante 49%, anche se non necessariamente una schiavitù formale come quella ai tempi delle piantagioni di cotone nell’Alabama.

Questo 51% -però- è rappresentato da un certo numero di persone, che potranno sempre decidere chi è ebreo e chi no, chi è amico e chi è nemico, chi va alla ghigliottina e chi merita un elogio sui giornali.

Un potere centralizzato non ha limiti. E i limiti sono importanti.

Vediamo un altro esempio: l’URSS negli anni ’20 diede l’incarico a Vavilov di occuparsi dell’Agricoltura nazionale, questi iniziò una catalogazione di tutte le piante e di tutti i metodi di coltura, un lavoro eccezionale, ma troppo costoso.

Vavilov fu parte del caso fortunato, quello in cui l’autorità centrale sceglie una persona che sa cosa fare e lo fa con metodo rigoroso e scientifico. Peccato che fu sostituito da Lysenko, uno di quei sostenitori della teoria lamarckiana secondo la quale le giraffe hanno allungato il proprio collo nel corso del tempo grazie agli imperterriti sforzi nel tentativo di raggiungere alberi molto alti.

Sembra una barzelletta, invece erano proprio così le scelte dell’Unione Sovietica: Lysenko ipotizzò che le piante potessero acquisire caratteristiche in base all’ambiente e al nutrimento che si dava loro. Non serve dire che portò alla fame milioni di persone per capire la vastità della sua anti-scientificità applicata in un ruolo scientifico.

Non esisterà mai qualcuno che saprà qual è il bene per noi, né che avrà le risposte a ogni problema. Ogni Individuo è un caso a sé, l’ordine spontaneo degli Individui in una società può permettere il progresso grazie a innumerevoli tentativi, fra i quali emergerà uno dei migliori, o almeno quello con le caratteristiche migliori secondo le esigenze dei consumatori. Questo è il meglio che si possa fare, ancora oggi, come migliaia di anni fa.

Per proseguire sulla strada dell’ordine spontaneo e della scienza non dovremo mai più permettere che qualcuno abbia il potere tale di decidere come vada governata l’intera società, o nelle parole del totalitario Goebbels, chi è ebreo e chi non lo è.