Perché la rivolta cilena è antidemocratica (mentre Hong Kong e Catalogna no)

“Eh, voi liberali sostenete la ribellione a Hong Kong solo perché anticomunista ma in Cile state con la repressione cilena, vergogna, krumiri!”

Basterebbe ricordare che moltissimi liberali sostengono la Catalogna, che in quanto a politiche non è di certo l’ancapistan, per quanto riguarda la propria ricerca di libertà dalla Spagna.

Ma, nei fatti, cosa distingue le proteste in Cile da quelle a Hong Kong o in Catalogna? Molto semplice: l’esistenza di un’alternativa.

A Hong Kong, infatti, il sistema politico è fortemente sbilanciato in favore dei partiti pro-Cina (grazie a un sistema elettorale fortemente corporativo) mentre per quanto riguarda la Catalogna c’è da dire che la Spagna non permette neanche un voto consultivo sull’argomento.

È chiaro come per i cittadini, senza una vera rappresentanza democratica, l’unica arma sia la protesta, che spesso sfocia in violenza.

In Cile, invece, c’è una democrazia funzionante. I Cileni hanno eletto un Presidente, Piñera, ed hanno eletto anche un Parlamento a lui favorevole. Tra l’altro, ad affermare la democraticità di tali elezioni, c’è che queste sono state le prime con un sistema proporzionale puro e non con un particolare sistema binominale inventato durante l’uscita di scena di Pinochet.

La democrazia è sicuramente un sistema con vari difetti, ma è il modello scelto dai cileni, ed è inaccettabile che una minoranza, seppur consistente, di riottosi provi ad imporre la propria visione con la violenza.

In ogni caso, la vera soluzione sarebbe stata il dialogo, sedersi a un tavolo e provare a risolvere i problemi della minoranza senza però danneggiare la maggioranza (che ha tratto benefici da cose come le pensioni a capitalizzazione e il voucher scuola).

La verità di José Piñera su Pinochet e Allende

José Piñera è noto per essere stato il tecnico padre, durante il governo dittatoriale di Pinochet, del Miracolo del Cile. Tuttavia ha anche espresso alcune opinioni interessanti sulla salita al governo di Allende e sul golpe, e relativi effetti sul Cile, che meritano di essere analizzate.

Per prima cosa chiariamo che una dittatura, come quella di Pinochet, che ha usato ampiamente la tortura è un male. Anche José Piñera era di tale avviso, infatti governò con i militari solo per tre anni, per poi divenire oppositore del regime.

Per secondo, sono d’accordo con Milton Friedman: Le riforme di mercato hanno reso possibile dare alla dittatura una vita breve. Avere investitori, sia interni che esterni, che hanno potuto fare pressione sul Cile per mettere da parte Pinochet, ma non la sua politica economica che è stata portata avanti da molti altri presidenti cileni, anche nominalmente socialisti, è stata la salvezza del popolo cileno.

Se tutto fosse stato dello Stato, chi avrebbe potuto sovvertire questa dittatura? Nessuno, non senza spargimenti di sangue o un enorme sconvolgimento, come accadde nelle rivoluzioni dell’autunno delle nazioni.

Allende: Un martire?

Allende è spesso dipinto come un martire dei militari e degli USA, ma Piñera fa notare una cosa: Ad aver chiesto l’intervento dei militari fu il Parlamento, che vide nelle azioni compiute da Allende, come gli espropri e il governare per decreto, una violazione della Costituzione e lo depose.

Dunque Piñera ritenne il golpe un male minore e un qualcosa di formalmente legale, condannando poi le successive azioni della junta, come l’aver sciolto il Parlamento.

Piñera fece un contestato paragone con l’ascesa di Hitler, pienamente legale e democratica, e fece notare una certa collusione di Allende con la sinistra armata, alla quale offrì posti di governo.

In sostanza, per il tecnico cileno la vera causa del golpe è da ricercarsi nelle azioni antidemocratiche e illiberali di Allende, che hanno offerto ai militari uno spunto, legale, per fare un colpo di Stato e instaurare una triste dittatura, comunque meno triste di ciò che le collettivizzazioni avrebbero portato.

Le riforme di Piñera

Piñera fu autore di varie riforme, la più nota fu quella delle pensioni, che da statali divennero private e a capitalizzazione. Con tale sistema si è garantito un basso costo del lavoro per le imprese e un’ampia libertà di scelta per i lavoratori, che hanno permesso all’economia di crescere.

Un’altra riforma importante fu quella dell’istruzione, messa in concorrenza con i voucher, un sistema restato in piedi per più di 25 anni e solo di recente modificato, con l’aggiunta di un sussidio maggiore per i più poveri, il cui costo per l’istruzione è risultato maggiore.

Fu sempre grazie a lui che il governo di Pinochet chiamò i Chicago Boys e privatizzò vari settori dell’economia, aprendo la strada al Miracolo del Cile.

Cosa possiamo imparare?

Certe riforme andrebbero fatte perché portano benessere e crescita per tutti. Pur senza arrivare all’estremo di un colpo di Stato, un’opzione sicuramente estrema da adottare solo in caso di attentato alla democrazia, possibilmente senza compierne un altro poco dopo, bisogna considerare come il cambiamento non potrà mai arrivare dalla politica ma dovrà arrivare dalla società civile.

La politica ha come unico scopo, essenzialmente, raccogliere voti, e lo fa bene con misure assistenzialiste. Bisogna far capire alla maggioranza come l’assistenzialismo sia semplicemente parassitismo di minoranza che li danneggia.

Impossibile? In Brasile in una decina d’anni, grazie alla diffusione del liberismo da parte di competenti istituti, sono passati dal Partito dei Lavoratori a Bolsonaro con Guedes all’economia.