Ciao Drew, per iniziare vorrei che raccontassi la tua storia ai nostri lettori, perché non penso che tutti la conoscano.
Studio Filosofia, Storia e Letteratura inglese all’Università del Queensland (UQ) a Brisbane, Australia. La mia storia è iniziata l’anno scorso quando ho organizzato una manifestazione on-campus in supporto di Hong Kong. In quell’occasione io e gli altri manifestanti siamo stati circondati e attaccati da sostenitori del PCC.
Siamo stati sbattuti a terra e picchiati: io sono stato colpito alla testa e alla schiena più volte da uomini con il volto coperto. Queste persone venute ad attaccarci non erano studenti e per celare le loro identità indossavano maschere e occhiali da sole. Avevano con loro zaini con cambi di abiti e comunicavano tra di loro attraverso ricetrasmittenti da orecchio.
Per questo sospettiamo che sia stato tutto stato organizzato dal consolato cinese a Brisbane, il quale il giorno dopo ha fatto uscire un comunicato in cui lodava il “comportamento patriottico” dei nostri assalitori, di fatto sponsorizzando gli attacchi violenti di cui siamo stati fatti oggetto.
Chi erano questi aggressori?
La UQ ha effettuato un’investigazione di 6 mesi e non sono mai stati in grado di identificare queste persone come studenti. Tutto sembra indicare che non lo fossero. Il giorno della protesta, quando gli studenti cinesi ci hanno circondati e stavano minacciando di attaccarci, la polizia è intervenuta e ha convocato me ed un rappresentante degli studenti cinesi a negoziare per uscire da quella situazione in modo pacifico.
Il leader degli studenti cinesi disse “Ci sono persone dalla mia parte che non sono studenti e a meno che non ti scusi con la nazione cinese per aver offeso noi e la Cina non posso proteggerti da loro”. Implicitamente ha ammesso che nella folla ci fossero estranei, non studenti, cinesi che ci avrebbero violentemente assaliti se non mi fossi scusato pubblicamente. La UQ in 6 mesi non è stata in grado di identificarli.
Clive Hamilton, un esperto di influenza del PCC in Australia, crede che questi fossero operativi del Ministero della Sicurezza di Stato, sostanzialmente servizi segreti cinesi, distaccati al consolato cinese. Non erano studenti, si sono coperti per evitare di essere riconosciuti, erano violenti e ben organizzati.
Qual è stata la reazione dell’università a questa vicenda?
La UQ invece che sostenerci ha preso le parti degli studenti cinesi e ha cercato di fermare le nostre proteste. Hanno cominciato a minacciare la mia immatricolazione a luglio 2019 dopo quella prima protesta. Dapprima hanno provato ad intimidirmi attraverso i canali ufficiali, portandomi davanti alla commissione disciplinare diverse volte. La UQ, invece che proteggere noi e la nostra libertà di parola, si è schierata con il consolato cinese.
Questo perché il consolato ha un’enorme influenza sull’università. La UQ, infatti, fa affidamento sulla Cina per il 20% delle sue entrate. Un governo totalitario come quello cinese potrebbe in qualsiasi momento decidere di non permettere più ai suoi studenti di frequentare un campus dove ci sono manifestazioni pro Hong Kong, mandando così in bancarotta la UQ da un giorno all’altro.
Pertanto se il console generale della Cina Xu Jie, che tra l’altro è un professore onorario dell’UQ, dice al vice-cancelliere di fare qualcosa, lui lo fa, perché sa che devono proteggere gli interessi del governo cinese, se vogliono evitare la bancarotta. Questo è il motivo per cui ci hanno repressi dopo che siamo stati violentemente attaccati.
Mi sono quindi candidato al senato accademico dell’UQ: volevo ottenere un posto al tavolo delle decisioni e far sentire la nostra voce sul problema. Noi non vogliamo che la nostra università abbia simili legami con un governo tirannico che perseguita i cittadini di Hong Kong, cinesi, tibetani e Uiguri violandone i diritti umani.
Negli anni ’70 e ’80 gli studenti dell’UQ hanno lottato contro l’apartheid e il governo sudafricano: volevano che l’UQ non mantenesse relazioni economiche con quel governo. Credo che lo stesso principio valga oggi. Il regime cinese esercita politiche di apartheid in Xinjiang, che in mandarino vuol dire “nuovi territori”: è un termine colonialista. Questi territori non sono “nuovi” per gli Uiguri musulmani, questa è la loro terra.
Ma per la Cina sono “nuovi territori” da colonizzare, e vi hanno impiantato un regime di apartheid dove gli Uiguri musulmani sono cittadini di seconda classe nella loro stessa terra. Hanno creato campi di concentramento dove hanno rinchiuso 1,5 milioni di Uiguri.
Quindi mi sono candidato al senato accademico e sono stato eletto nonostante l’università abbia cercato di fermarmi. Hanno “reclutato” un candidato che portasse avanti una campagna filo-cinese e pro-PCC su WeChat redatta in mandarino in cui diceva “Votate me per fermare le proteste pro Hong Kong di Drew Pavlou”.
Ancora non si chi abbia scritto quel messaggio, perché il candidato non parlava nemmeno mandarino. Quando ho comunque vinto hanno cercato di negarmi il seggio a cui ero stato democraticamente eletto dagli studenti per far sentire la loro voce, ma non ce l’hanno fatta.
Pensavo che sarebbe finita con me eletto al senato ed il loro fallimento nel tentativo di negarmi il seggio, ma l’UQ ha deciso di peggiorare la situazione. Mi hanno inviato un dossier di 186 pagine scritto dai loro avvocati. Hanno esaminato i miei profili social privati per mesi per trovare post da interpretare nel più malizioso dei modi possibili, hanno montato accuse contro di me dicendo che alcuni studenti mi avevano segnalato per bullismo.
Alla fine si è scoperto che gli studenti nominati dall’università non si erano mai lamentati di me nemmeno una volta, o non volevano far parte di quella segnalazione, o non sapevano nemmeno come il loro nome fosse finito in quelle segnalazioni che a loro (degli studenti) detta erano state create dall’università.
Hanno speso centinaia di milioni di dollari per questo caso, hanno assunto due studi legali internazionali, Clayton Utx e Minter Allison, che hanno gestito l’accusa contro di me per conto dell’università al consiglio disciplinare. Hanno sostanzialmente obbligato il consiglio disciplinare ad espellermi sostenendo che stavo danneggiando la reputazione dell’università con le proteste in favore di Hong Kong.
Il consiglio è formato da membri a tempo pieno stipendiati dall’UQ, quindi se gli avvocati dell’università dicono “dovete espellere questo studente” loro lo faranno. Hanno probabilmente speso mezzo milione di dollari per questo caso cercando di distruggermi. Sono addirittura andati in televisione a dipingermi come un bullo.
Se il sistema giudiziario del tuo Paese trattasse così ogni criminale, sareste ormai la nazione più sicura della Terra. È incredibile.
Lo so! Questo è il punto! La posizione dell’UQ era: “dobbiamo espellere Drew per rendere il campus un posto sicuro”. Questa non è solo diffamazione, è proprio una bugia: hanno speso 500.000 dollari per assumere due studi legali che montassero un caso contro di me. Tutto questo per espellermi così che non potessi più minacciare i legami economici dell’università con la Cina che valgono centinaia di milioni di dollari.
Loro sanno che il governo cinese mi vuole fuori, perché ha rilasciato dei comunicati ufficiali nei media in cui mi accusano di razzismo e di essere anti-cinese, i media di Stato mi hanno attaccato perché non sopportano che difenda Hong Kong. È probabile che abbiano detto “vogliamo questo studente fuori, occupatevene” e l’UQ ha eseguito.
Se l’UQ volesse spendere 500.000 dollari per investigare ogni caso di bullismo basandosi sulla Carta degli Studenti con cui giudicano gli studenti, beh, è scritta in termini così poveri che con tutte quelle risorse troverebbero qualcosa per espellerlo. Hanno speso mezzo milione di dollari e non hanno potuto trovare nulla perché non c’è nulla da trovare. È una caccia alle streghe.
Ci sono 55,000 studenti all’UQ, è un’università enorme. Se siamo razionali, la Carta degli Studenti viene violata migliaia di volte ogni giorno. Se hai 55,000 studenti nel campus la gente si insulta, litiga, copia agli esami. La Carta viene violata ogni minuto probabilmente, ma non spendono 500,000 dollari per indagare uno studente qualsiasi, bersagliano quello studente che è critico della loro relazione miliardaria con il governo cinese.
Il vice-cancelliere è molto vicino al governo cinese. Per molti anni è stato nel board di Hanban, l’organizzazione che gestisce gli Istituti Confucio in tutto il mondo. Di recente è anche stato invitato a Shanghai per ricevere il premio “individuo più incredibile dell’anno” dal vicepremier cinese che gli ha messo una medaglia al collo per i suoi sforzi nel promuovere gli Istituti Confucio in tutto il mondo, cioè nel promuovere l’influenza del governo cinese in tutto il mondo.
L’anno scorso gli è stato riconosciuto un bonus di 200,000 dollari in parte per avere “rafforzato le relazioni tra l’UQ e la Cina”, il che vuol dire creare relazioni con ufficiali del governo cinese. Hanno interessi diretti, personali ed economici, con la Cina per cui espellermi.
Tutto questo solo per… soldi?
Sì! Perché il Cancelliere Peter Varghese e il Vicecancelliere Peter Høj non sono comunisti né sostenitori del governo cinese, non credo che aderiscano al socialismo cinese o al pensiero di Xi Jinping, non gli interessa l’ideologia di stato cinese né sostengono il governo cinese. Per loro è solo una questione di soldi. Semplicemente soldi. Triste ma vero, sono pronti a svendere ogni valore democratico per questo. Se almeno fossero segretamente comunisti li rispetterei di più.
Come si è conclusa l’intera vicenda?
Il giorno dell’udienza, dopo un’ora io e il mio consulente legale abbiamo lasciato l’udienza perché era sostanzialmente scorretta e costruita contro di me. Hanno continuato l’udienza in mia assenza e mi hanno sospeso per due anni.
Con quale motivazione?
Ah, per tutte le accuse che l’università aveva montato contro di me: bullismo e vilipendio alla reputazione dell’università. Il loro obiettivo era espellermi e hanno montato un caso per farlo. Una sospensione per due anni equivale ad un’espulsione perché non posso laurearmi, quindi ho subito presentato un appello al Senato accademico, che è il più alto organo di appello dell’Università, sto ancora aspettando la data dell’udienza.
Oggi ho denunciato per 3.5 milioni di dollari l’Università, il cancelliere e il vice-cancelliere presso la Corte Suprema per cospirazione, frode, violazione di contratto, diffamazione e molestie per tutto che mi hanno provocato con questa campagna di bullismo nei miei confronti eseguita per compiacere i loro padroni a Pechino.
Ho sporto denuncia per difendere il mio diritto e quello di tutti gli studenti australiani alla libertà di parola nei campus. Non mi importa dei soldi, quel che importa è mandare un messaggio: a queste persone importa solo dei soldi, bisogna mandargli un messaggio che dovranno ascoltare.
Com’è l’ambiente nel campus?
Abbiamo ottime relazioni con i gruppi di studenti di Hong Kong e del Tibet visto che stiamo lottando per i loro diritti. Loro ricevono molto minacce e le loro famiglie a casa (in Cina) sono minacciate. Sono tutti molto preoccupati di essere identificati e fotografati, è una situazione molto tesa nel campus e gli studenti di HK sono spesso bersagliati da sostenitori del governo cinese, il quale controlla direttamente l’associazione degli studenti cinesi dell’Università e la usa per tenere dei registri/file sugli studenti cinesi per controllarli politicamente.
Molte volte mi è capitato, camminando per il campus, che degli studenti cinesi si avvicinassero e mi dicessero “Drew apprezzo molto quello che stai facendo, so cos’è successo a piazza Tienanmen, odio anch’io il governo cinese, apprezzo la tua lotta per i diritti umani, grazie per alzare la voce, vorrei potermi unire al movimento ma non posso permettermi nemmeno di essere visto mentre ti parlo o mi faccio una foto con te”.
Il governo ha operativi che controllano la condotta degli studenti cinesi nel campus. È una situazione tremenda in cui nemmeno gli studenti cinesi nel campus hanno libertà di parola, quindi cerchiamo con tutte le nostre forze di difendere anche loro. Tutti (studenti di HK, cinesi, tibetani, uiguri) sono minacciati da agenti del governo cinese e non sono liberi di parlare nemmeno nel campus.
Noi australiani lottiamo e siamo attaccati, ma è ancora peggio per loro perché hanno famiglie a casa che il governo cinese può minacciare. Infatti il governo cinese agisce come la mafia, sa che il modo migliore per controllare le persone è attraverso le loro famiglie, è fondamentalmente una gang criminale.