Daenerys Targaryen: le buone intenzioni uccidono

Moltissimi fan del Trono di Spade si sono ritrovati a fare i conti con una svolta decisamente inquietante che coinvolge uno dei personaggi più amati della serie: Daenerys sembra essere improvvisamente diventata un tiranno sanguinario.

Nel corso della stessa puntata, la tanto amata “distruttrice di catene” condanna a morte e brucia vivo il brillante consigliere Lord Varys e minaccia di morte il suo primo cavaliere Tyrion. Inoltre distrugge senza pietà la capitale di un continente con una storia lunga secoli ed insegue e massacra migliaia di civili innocenti in sella al suo drago sterminando un esercito di giovani uomini che hanno deposto le armi nella speranza di essere risparmiati.

Randyll e Dickon Tarly, colpevoli di non essersi inginocchiati al cospetto della Regina dei Sette Regni, aspettano di essere arsi vivi da Daenerys, una delle tante scene che mi hanno spinto ad odiare questo personaggio.

LA DISILLUSIONE DI UN LIBERTARIO

Inutile dire che io, da buon libertario, non sono rimasto affatto sorpreso dalla svolta autoritaria della giovane Targaryen; dopotutto ci ha già dimostrato di essere un killer spietato quando le circostanze l’hanno spinta a fare uso della violenza. Ma lo sterminio della brava gente di Westeros, agli occhi dello spettatore medio, è ben più grave e appariscente dei piccoli semi di follia che Daenerys ha poco a poco iniziato a manifestare con l’accrescere del proprio potere personale.

Daenerys è una giovane donna motivata, coraggiosa, intelligente. Ci ha dimostrato di provare empatia per il suo popolo, di voler rendere il mondo un posto migliore, di voler costruire un futuro senza violenza, senza sfruttamento e senza odio. Ma allora perché decide di commettere le nefandezze di cui siamo stati testimoni?

La giovane Daenerys, prima che la sete di potere si impadronisse di lei.

LE BUONE INTENZIONI NON BASTANO

Non sono state le sue buone intenzioni, ampiamente dimostrate nelle stagioni scorse, a persuadermi che in futuro sarebbe diventata una volgare assassina. Il mondo di Game of Thrones è pieno di personaggi genuinamente buoni, onesti e altruisti, che hanno uno scopo molto simile a quello della madre dei draghi, una buona parte di loro fa una brutta fine proprio per questo.

A convincermi della sua follia è stata la sua mania del controllo: per raggiungere i suoi nobili scopi. Daenerys deve accentrare tutto il potere possibile nelle sue mani celebrando il concetto che “il fine giustifica ogni mezzo” ma anche che l’omicidio politico è legittimo. Allo stesso modo legittima il nascondere le origini di Jon a chi rischia la vita per servirla, tutto in virtù del fatto che il popolo è con lei.

Daenerys, circondata da “liberti” riconoscenti. Liberare Meereen dagli schiavisti è stata indubbiamente una grandissima vittoria e un gesto nobile, certo non sono riuscito ad apprezzare la conseguente crocefissione di massa per le strade della città.

JON E TIRYON AVREBBERO DOVUTO ASCOLTARE VARYS

Il saggio Varys aveva intuito da tempo che Daenerys si sarebbe abbandonata ad ogni genere di orrore contro i “nemici del popolo”. Vedeva in Jon un Targaryen, molto più morbido e moderato di sua zia, come possibile pretendente al trono. Scommetto che Tyrion si sia profondamente pentito di aver tradito la sua fiducia, dopotutto il maestro dei sussurri aveva pienamente ragione.

Jon è un personaggio freddo, razionale, ragionevole e nobile d’animo. La caratteristica principale che lo distingue dai pessimi regnanti che lo hanno preceduto è che lui non aspira ad esercitare l’enorme potere che il titolo di Re dei Sette Regni gli attribuirebbe. Ritengo cruciale questo lato del suo carattere: Jon è, almeno potenzialmente, un valido difensore dell’ordine spontaneo. Daenerys è, invece, terribilmente dirigista. Sa cos’è meglio per la gente ed in forza di ciò manipola la verità, uccide e governa con il pugno di ferro.

In questa scena stupenda, che mi fa rimpiangere la innegabile superiorità delle prime stagioni, Jon Snow convince il padre (adottivo) Ned Stark a risparmiare ed adottare i cinque cuccioli di meta-lupo sopravvissuti alla madre.

Da fan della serie, sono convinto che il continente occidentale meriti finalmente un re morigerato al governo, e non un altro tiranno invasato. Per questo spero vivamente che Jon Snow riesca a spodestare Daenerys nella puntata conclusiva. Sono curiosissimo di sapere cosa stanno architettando quei mattacchioni di “Comunisti per Daenerys Targaryen”, che hanno annunciato scherzosamente una prossima “dichiarazione ufficiale” da parte del partito.

L’oscurantismo comunista minaccia le università

Il fatto

La mattina del 27 Novembre, all’Università “La Sapienza” di Roma, una legittima opinione ha dovuto nuovamente combattere contro l’oscurantismo comunista e il rifiuto che gli appartenenti a questa setta, fra le più sanguinarie della storia, hanno verso qualunque opinione non riconosca nel Comunismo il bene assoluto, eterno ed universale. Nell’atrio della facoltà di Lettere sono stati esposti dei pannelli che raccontano la Rivoluzione d’Ottobre dal punto di vista di un movimento studentesco vicino a Comunione e Liberazione, associazione cattolica italiana.

Naturalmente la versione raccontata difende la Russia zarista e cristiana, portando dati a sostegno della tesi per cui la Russia, prima dell’Ottobre, vantasse un’economia in espansione e un principio di progresso che la Rivoluzione bloccò. I baldi giovani comunisti della FGC, allergici alle libere opinioni come io lo sono al polline, davanti ad un’idea diversa dalla loro hanno avuto un attacco di starnuti e lacrimazione. Hanno dunque deciso di salvare dagli sbalzi di salute gli altri che, certamente intolleranti come loro alla libertà di pensiero, ne avrebbero potuto soffrire.

Pertanto, la mattina hanno coperto i pannelli incriminati con la loro “controinformazione”, con la loro “verità”, in un blitz o falsh mob che è stato rivendicato il giorno stesso sulla loro pagina Facebook. Questo non è certamente il primo episodio di questo genere in un’Università, anzi è ormai una prassi consolidata che mina sempre più la libertà di parola e pensiero negli atenei. Chi volesse, in preda a non so quale follia, permettersi di esporre una propria opinione che non citi testualmente il Capitale di Karl Marx in un’Università sa a quale rischio va incontro.

 

Una prassi consolidata

Qualche mese fa il collettivo Link Sapienza ha cacciato dalla stessa facoltà degli studenti che facevano una campagna di sensibilizzazione pro-Vita, costringendoli a sgomberare il loro presidio, regolarmente concesso dal Rettore dell’università. Ma si sa, chi è un banale rettore davanti a dieci gloriosi imbecilli? Qualche anno fa, ennesimo esempio che mi viene in mente, ma che non è che una goccia di un oceano. Alla Federico II di Napoli gli studenti del centro sociale che poi formò Potere al Popolo occuparono una facoltà per impedire a Massimo D’Alema di parlare.

L’Università, per eccellenza luogo di incontro, analisi, dibattito e confronto è evidentemente sotto attacco. La libertà di pensiero e di manifestazione che l’hanno sempre contraddistinta sono in pericolo. Ma da un attacco, naturalmente, ci si deve sempre difendere. E se non se ne ha il potere, si fa appello a chi lo ha affinché lo eserciti.

Per cui chiedo, e se vorrete unirvi a me dirò “chiediamo”, perché mai se un tifoso ripetutamente crea disordini allo stadio, impedendo agli altri di godere di ciò per cui ha pagato, questi viene interdetto dal frequentare quella sede con un Daspo, mentre le associazioni comuniste che ripetutamente violano uno dei principi fondanti non solo dell’Università, ma anche del nostro Stato, rivendicando fra l’altro il tutto ogni volta su Facebook, possono fare il buono e cattivo tempo liberamente senza che vengano presi provvedimenti?

Non vanno neanche scovati o cercati, ogni volta che tappano la bocca a chi esprime un’opinione diversa dalla loro producono un ridondante comunicato in cui spiegano quanto sono stati vigliacchi. Perché alle liste che portano lo squadrismo dentro gli atenei è permesso di candidarsi alle elezioni del Consiglio? Perché nessuna ripercussione sugli studenti che ne fanno parte viene minacciata? Ma soprattutto mi chiedo questo, non sapendo darmene risposta: perché i giovani comunisti hanno una tale riluttanza verso le opinioni che non appartengono al Vangelo secondo Marx?

 

Comunismo e ignoranza dogmatica

Come è possibile che non si riescano a capacitare del fatto che le opinioni diverse sono una ricchezza? Perché, cari comunisti, non riuscite a rispettare chi la pensa diversamente, perché non riuscite a guardare gli altri esprimere le proprie convinzioni per poi, pacificamente ed educatamente, esporre le vostre in antitesi? La vostra ideologia deriva da Marx e quindi da Hegel, per cui il meccanismo della dialettica dovreste averlo presente, ammesso sempre che abbiate la minima idea di ciò di cui parlate. Lasciate le tesi dei giovani di Comunione e Liberazione affisse nella facoltà e chiedete al Rettore di esporre le vostre quando le loro verranno ritirate. In un Paese liberale si fa così. E dal momento che sembrate non volerne rispettare le leggi e i principi, non lamentatevi della repressione delle vostre idee, quando siete i primi a reprimere chi invoca la libertà di opinione.

 

 

Disclaimer

Il giornalista deve cercare di esprimere le proprie opinioni il meno possibile per conservare la propria obiettività, ma mai averne vergogna. E dato che già sento le accuse che mi saranno mosse contro, ossia di simpatizzare per Comunione e Liberazione, di essere contro l’aborto o di amare alla follia D’Alema, la violenza di opinioni che in questi tempi devasta questo Paese mi costringe a fare uno strappo alla regola per mettere le mani avanti e per dimostrare che qualcuno che commenterà non avrà letto fino in fondo, come ormai troppi fanno.

Perciò: non credo che la Russia zarista fosse un esempio di economia ruggente, ma anzi la considero un regime illiberale che andava certamente superato. Ho antipatia verso il movimento di Comunione e Liberazione e sono ateo, per giunta non battezzato. Infine sono per la libertà di scelta in materia di aborto e ho poca simpatia verso Massimo D’Alema. È solo che, cari compagni, ho un terribile ed inguaribile feticismo per la libertà di opinione.