Traduzione dell’articolo “No, Churchill Was Not the Villain“, Andrew Roberts, The Washington Free Beacon, 6 settembre 2024
Lo storico Darryl Cooper, in un’intervista al programma di Tucker Carlson, ha sostenuto che Winston Churchill “è stato il principale cattivo della Seconda Guerra Mondiale”, il che sarebbe interessante, addirittura scioccante, se la sua tesi non si basasse su un’ignoranza e un disprezzo per i fatti storici così sconcertanti da poter essere completamente ignorati.
Il primo punto della tesi di Cooper è che Churchill “è stato il principale responsabile del fatto che quella guerra sia diventata ciò che è diventata, qualcosa di più grande di un’invasione della Polonia”. Eppure, nel momento in cui Adolf Hitler invase il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo all’alba del 10 maggio 1940, Winston Churchill non era nemmeno primo ministro. A meno che il signor Cooper non voglia sostenere che dalla sua posizione di Primo Lord dell’Ammiragliato – il capo della marina britannica – Churchill sia stato in qualche modo in grado di costringere Hitler a scatenare la guerra lampo in Occidente, la sua prima argomentazione crolla al suolo.
Hitler aveva pianificato il suo attacco a sorpresa attraverso le Ardenne – la manovra del “colpo di falce” – con alti generali come Erich von Manstein, Erwin Rommel e Gerd von Rundstedt molti mesi prima che l’attacco avesse luogo. Sono loro, e non Churchill, i responsabili “del fatto che quella guerra sia diventata ciò che è diventata”. Inoltre, hanno anche la piena responsabilità dell’invasione immotivata della vicina Polonia, su cui Cooper e Carlson hanno taciuto.
Nell’aprile del 1939, quando Churchill non era nemmeno nel gabinetto, il governo britannico si impegnò a difendere la Polonia. Hitler, quindi, non aveva alcun motivo di sorprendersi quando la Gran Bretagna entrò in guerra con la Germania dopo l’attacco di quest’ultima alla Polonia.
L’errore successivo di Cooper è stato quello di attribuire la colpa dell’Operazione Barbarossa alla percezione di Hitler di una minaccia da parte di Stalin, o di un piano sovietico per catturare i giacimenti petroliferi rumeni, ignorando completamente la vera ragione, che era la pretesa nazista del Lebensraum – “spazio vitale” in Europa orientale, specialmente in Bielorussia e Ucraina. Ci si chiede se Cooper abbia mai letto il Mein Kampf, in cui le intenzioni finali di Hitler erano chiare. In un’altra parte dell’intervista afferma in modo stravagante che Hitler “non pensava più alla Russia come a un movimento comunista internazionale”, il che contraddice tutte le prove delle dichiarazioni pubbliche e private di Hitler prima di scatenare il Barbarossa.
Cooper ha poi affermato che i milioni di prigionieri di guerra sovietici che morirono in prigionia tedesca lo fecero perché la leadership nazista “non aveva piani per i prigionieri di guerra”, ignorando il fatto ovvio, ben supportato dalle fonti, che in realtà la morte di milioni di prigionieri di guerra sovietici era il deliberato piano nazista su cosa fare con loro.
Cooper continua a criticare Churchill per non aver accettato le proposte di pace di Hitler durante lo stallo dall’ottobre 1939 al maggio 1940, affermando che Hitler “non voleva combattere contro la Francia o la Gran Bretagna”. Tuttavia, a quel punto aveva già invaso la Polonia e non aveva alcuna intenzione di liberarla, per cui il casus belli originario rimaneva.
“La guerra era finita e i tedeschi avevano vinto nell’autunno del 1940”, afferma Cooper. Non è così. I tedeschi avevano effettivamente costretto i britannici a lasciare il continente a Dunkerque nel giugno 1940, ma la gloria eterna e incancellabile di Churchill sta nel fatto che egli mantenne la Gran Bretagna in guerra fino a quando il male nazista non fu estirpato. La guerra in mare continuava, così come quella sul litorale nordafricano. La Grecia entrò nel conflitto nell’aprile 1941, attirando le forze tedesche a sud due mesi prima dell’Operazione Barbarossa. La battaglia fu persa dalla Gran Bretagna, è vero, ma la guerra era tutt’altro che vinta da Hitler.
Le lamentele di Cooper sul fatto che Churchill rifiutò le offerte di pace di Hitler non tiene conto del fatto che se la Gran Bretagna avesse accettato una pace ignobile nel 1940, Hitler sarebbe stato in grado di concentrare tutte le sue forze a est nell’invasione della Russia nel giugno 1941. Invece, fu costretto a mantenere il 30% della Luftwaffe e considerevoli forze terrestri nella parte occidentale dell’Europa. Fu forse il più grande calcolo strategico di Churchill, quello di un eroe piuttosto che “il principale cattivo della Seconda Guerra Mondiale”.
Quando Cooper incolpa Churchill di aver “demonizzato [Neville] Chamberlain” nel 1940, presumibilmente ignora il fatto che Churchill chiese a Chamberlain di entrare a far parte del suo Gabinetto di Guerra, dove lavorò a stretto contatto e cordialmente con lui, e poi tenne uno dei suoi più grandi discorsi come elogio a Chamberlain nel novembre 1940.
“Churchill voleva una guerra”, ha affermato Cooper. “Voleva combattere la Germania”. Non è così. Dal momento in cui Hitler salì al potere in Germania, Churchill avvertì della minaccia che i nazisti rappresentavano per la pace mondiale e di quanto l’Occidente fosse debole militarmente, ma la sua soluzione fu il riarmo, non la guerra. Aveva combattuto in trincea nella Grande Guerra e aveva perso troppi amici per volere un’altra guerra, ma era disposto a subirla se le uniche alternative erano il disonore e la vergogna.
Cooper ha poi sostenuto, sempre senza alcuna prova, che Churchill voleva la guerra perché “gli interessi a lungo termine dell’Impero britannico erano minacciati dall’ascesa di una potenza come la Germania”. Ancora una volta, non è così. Tutti gli alti responsabili politici britannici riconobbero che le minacce all’Impero provenivano dal Giappone in Estremo Oriente, dall’Italia fascista nell’Africa nord-orientale e dalla Russia nel Vicino Oriente. La Germania non aveva confini contigui con l’Impero britannico. Un’occhiata a una carta geografica avrebbe mostrato a Cooper questo fatto.
“Ce l’ho tanto con Churchill [perché] ha tenuto in piedi la guerra quando non aveva modo di combatterla”, ha detto Cooper. “Aveva solo bombardieri”. Non è così. La flotta britannica all’epoca era la più potente del mondo e nella Prima Guerra Mondiale aveva bloccato la Germania in modo estremamente efficace. L’Impero stava inoltre fornendo un numero enorme di uomini per la causa della libertà, tanto che l’India aveva fornito la più grande forza di volontari nella storia dell’umanità. I caccia della Royal Air Force avevano vinto la Battaglia d’Inghilterra nel settembre 1940, nove mesi prima di Barbarossa.
Cooper accusa poi Churchill di aver scatenato un bombardamento terroristico sulla Germania, che definisce “il più grande attacco terroristico della storia mondiale”. A parte il fatto che l’offensiva combinata dei bombardieri non fu un attacco terroristico ma una legittima offensiva militare, e come dimostrano i documenti del Dipartimento di Intelligence della RAF sul bombardamento della Foresta Nera e molto altro, fu intrapresa solo dopo che Hitler e Göring avevano già bombardato Varsavia, Rotterdam e Londra. “Perché l’avrebbe fatto?”, ha chiesto incredulo Tucker Carlson. “Per ridurre la produzione bellica tedesca” sarebbe l’ovvia risposta.
Cooper ha detto correttamente che Churchill e la Gran Bretagna hanno fatto il possibile per coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra, ma non ha sottolineato che tutti questi tentativi sono falliti e che è stata la dichiarazione di guerra di Hitler agli Stati Uniti l’11 dicembre 1941, quattro giorni dopo Pearl Harbor, a far entrare gli Stati Uniti in guerra.
Cooper ha fatto quello che Carlson ha definito “il sorriso più ironico che abbia mai visto” rispondendo alla domanda ingenua di Carlson: “Qual era il motivo di [Churchill]?” nel voler combattere la Seconda Guerra Mondiale. Il vero motivo era che Churchill sapeva di dover estirpare il nazismo, ma secondo Cooper era perché “Churchill ha una storia lunga e complicata” che aveva bisogno di “redenzione” perché “Churchill era stato umiliato dalla sua performance nella Prima guerra mondiale”.
Questa psicologia da quattro soldi non sta in piedi. Churchill nella Prima Guerra Mondiale è stato l’uomo che ha preparato la Royal Navy per la guerra, che ha trasportato l’intera Forza di Spedizione Britannica in Francia senza perdere un uomo nell’agosto del 1914, che ha difeso Anversa durante un periodo cruciale nell’ottobre dello stesso anno, che ha intrapreso 30 raid di trincea nella terra di nessuno come tenente colonnello e che è stato il ministro delle munizioni che ha fornito all’esercito britannico gran parte dell’armamento necessario per vincere nel 1918. L’idea che il disastro di Gallipoli, di cui Churchill fu in ultima analisi anche se non l’unico responsabile, gli abbia fatto sentire il bisogno di una “redenzione” un quarto di secolo dopo è una sciocchezza.
Cooper descrive poi Churchill come “uno psicopatico”, il che sicuramente dice di più sul suo stato mentale che su quello di Churchill. Prosegue con l’accusa che Churchill “era un ubriacone”, cosa che non era, anche se certamente beveva molto. Churchill era in grado di reggere l’alcol e durante la Seconda Guerra Mondiale si è ubriacato una sola volta, un risultato sorprendente se si considera la pressione a cui era sottoposto.
“Era molto infantile sotto molti aspetti”, afferma Cooper dell’uomo che ha scritto 37 libri, ha formato due governi, ha avvertito dell’imminente guerra fredda nel suo discorso sulla cortina di ferro, e che tutt’oggi è simbolo di leadership. Quando Cooper vincerà il Premio Nobel per la Letteratura, come Churchill, sarò più propenso ad ascoltare le sue farneticazioni.
Cooper ha poi sferrato un attacco al sionismo di Churchill, affermando che “era in bancarotta e aveva bisogno di soldi e [veniva] salvato dai sionisti. … Non aveva bisogno di essere corrotto, ma era stato messo al suo posto dai finanzieri [e] dal complesso dei media che volevano assicurarsi che fosse lui a rappresentare la Gran Bretagna in quel conflitto”. Per favore.
È falso. Churchill non è mai andato in bancarotta, anche se ha sempre avuto bisogno di soldi perché le sue spese erano enormi. Alcune delle sue perdite in borsa durante il crollo di Wall Street furono sostenute da Bernard Baruch, ma ciò avvenne quattro anni prima che Hitler salisse al potere. Un altro amico ebreo, Sir Henry Strakosch, gli lasciò in eredità un’ingente somma di denaro, ma difficilmente poteva trattarsi di una tangente, per ovvie ragioni. Churchill non era sionista o antinazista perché era stato corrotto da finanzieri ebrei, ma perché credeva in entrambe le posizioni con ogni fibra del suo essere.
Inoltre, in un momento in cui l’antisemitismo è in aumento in tutto il mondo, è stato profondamente irresponsabile da parte di Cooper e Carlson fare le insinuazioni che hanno fatto in quella parte dell’intervista. Questa tesi – se un tale vomito di vecchie bugie e un apologismo hitleriano alla David Irving può essere definito tale – sarà accolta con favore in alcune zone della “Palestina”, in Turingia e in Sassonia, e nei recessi più oscuri del cyberspazio, ma non in luoghi dove la verità storica è ancora rispettata.
Lungi dall’essere sostenuto dal “complesso dei media”, Churchill fu ridicolizzato e osteggiato dalla maggior parte dei giornali per la maggior parte della sua carriera, e gli editori si avvicinarono al suo ingresso nel governo solo nel luglio 1939, una volta chiarito che tutti i suoi avvertimenti su Hitler e i nazisti si erano dimostrati corretti in ogni particolare.
Quando Carlson ha lodato la “fede nell’accuratezza e nell’onestà” di Cooper, ha rappresentato l’unico momento comico dell’intera intervista, a meno che non si consideri anche la valutazione di Carlson secondo cui Cooper, che confesso di non aver mai sentito prima, è “lo storico più importante degli Stati Uniti”.
È interessante che in tutta l’intervista Darryl Cooper non sia riuscito a sferrare un solo colpo alla reputazione di Winston Churchill che fosse supportato da una qualsiasi prova. In effetti, Churchill commise diversi errori nella sua carriera, come attesta ogni suo biografo responsabile. “Non avrei fatto nulla se non avessi commesso errori”, disse alla moglie Clementine nel 1916.
Tuttavia, nelle tre più grandi minacce alla democrazia e alla civiltà occidentale del XX secolo – dalla Germania guglielmina nella Prima Guerra Mondiale, da Adolf Hitler e dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale e dal comunismo sovietico nella Guerra Fredda – Winston Churchill le ha previste tutte e tre e ha fornito gran parte della resilienza e della saggezza necessarie per sconfiggerle. In questo modo è stata salvata la libertà di parola, una libertà che è stata così squallidamente abusata dall’intellettualmente vacuo ma presuntuoso sberleffo dei signori Cooper e Carlson.
ANDREW ROBERTS, nato a Londra nel 1963, è storico e giornalista. Autore di documentari e pubblicazioni di successo, ha vinto molti premi, tra cui il Wolfson History Prize e il British Army Military Book of the Year. Esperto internazionale di storia della Seconda guerra mondiale, è autore di una recente biografia monumentale di Winston Churchill, “Churchill: Walking with Destiny“.