I nazisti non chiamarono la loro ideologia “nazionalsocialismo” solo perché suonava bene. Erano profondamente ostili al capitalismo. Il principale propagandista del partito, Joseph Goebbels, arrivò persino a dire che avrebbe preferito vivere sotto il bolscevismo piuttosto che sotto il capitalismo. Il regime nazista avviò imponenti progetti di lavori pubblici, come la costruzione dell’autostrada, promise la piena occupazione e aumentò in modo significativo la spesa statale.
Allo stesso tempo, però, i nazisti erano ferocemente anticomunisti. Questo sentimento, insieme al nazionalismo tedesco e all’antisemitismo, rappresentava uno dei pilastri fondamentali del nazismo, come delineato da Hitler nel Mein Kampf. Una volta al potere, il regime collaborò strettamente con le grandi aziende e, in alcuni casi, privatizzò persino servizi che in precedenza erano gestiti dallo Stato—decisioni che avrebbero fatto rivoltare Karl Marx nella tomba.
L’evoluzione del concetto di socialismo
Perché, allora, i nazisti si definirono “socialisti”? In parte, perché il termine “socialismo” ha subito continue trasformazioni fin dalla sua nascita. Esistono forme di socialismo che non hanno nulla a che vedere con le teorie di Karl Marx.
Secondo The Counter-Revolution of Science di Friedrich von Hayek, il termine “socialismo” fu coniato nell’Ottocento dal filosofo francese Henri de Saint-Simon, il quale riteneva che l’industrializzazione e la Rivoluzione Scientifica richiedessero una completa riorganizzazione dello Stato e della società.
Scrivendo nel periodo successivo alla Rivoluzione Francese, Saint-Simon immaginava una società totalitaria governata da un’élite tecnocratica composta da industriali, accademici, imprenditori e scienziati. I primi socialisti si concentravano soprattutto sul miglioramento della società attraverso la pianificazione centralizzata e il progresso scientifico. Fu solo con Karl Marx che il socialismo divenne strettamente legato alla lotta di classe.
Karl Marx disprezzava questi primi socialisti, definendoli “socialisti utopisti”, e, insieme a Friedrich Engels, sviluppò una propria visione, che chiamò “socialismo scientifico”. Secondo Marx, la società era segnata da un conflitto permanente tra classi in lotta per le risorse materiali. Egli credeva che il capitalismo avrebbe inevitabilmente portato a una rivoluzione globale, in cui i lavoratori avrebbero rovesciato la borghesia.
Dopo la vittoria del proletariato, si sarebbe instaurata una società comunista priva di classi, basata sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Con il tempo, i marxisti-leninisti definirono in modo più specifico il concetto di “socialismo”, inteso come fase di transizione tra capitalismo e comunismo, in cui lo Stato avrebbe preso il controllo dei mezzi di produzione e gestito centralmente l’economia.
Nel creare il nazionalsocialismo, i nazisti tentarono di ridefinire ancora una volta il concetto di socialismo. Questa nuova ideologia nacque come una fusione tra le idee socialiste di un’economia gestita tecnocraticamente e il nazionalismo Völkisch, una visione radicale del nazionalismo tedesco, fortemente antisemita.
Nella loro visione emergente, i nazisti consideravano sia il capitalismo che il comunismo eccessivamente materialistici e basati sull’egoismo individuale piuttosto che sull’unità nazionale—tratti che associavano negativamente all’ebraismo. Uno dei principali pensatori che influenzarono il nazismo, Oswald Spengler, arrivò persino a definire il marxismo come “il capitalismo della classe operaia”.
L’idea nazista di socialismo si concretizzò attraverso il concetto di Völksgemeinschaft, una comunità nazionale che doveva legare l’individuo allo Stato, superando la divisione di classe a favore di un’identità collettiva.
I nazisti non erano strettamente socialisti
Sebbene i nazisti disprezzassero il capitalismo, questo disprezzo non si estendeva ai capitalisti stessi. Il conflitto di classe aveva un ruolo marginale nella loro concezione di socialismo, con l’eccezione della fazione Strasserista del partito, che fu eliminata durante la Notte dei lunghi coltelli. Per i nazisti, sia i capitalisti che i lavoratori erano considerati necessari e occupavano ruoli distinti ma essenziali all’interno della Völksgemeinschaft.
Si distinguevano inoltre dai marxisti per il loro sostegno alla proprietà privata, sebbene con alcune limitazioni. Il governo nazista, infatti, non possedeva direttamente i mezzi di produzione in Germania, ma li controllava in modo capillare. Creò enti di controllo, cartelli e monopoli sponsorizzati dallo Stato (Konzerns), regolando e pianificando l’economia nei minimi dettagli.
I grandi industriali tedeschi non si opposero a questo sistema. Consegnando parte del controllo delle loro aziende allo Stato, si proteggevano dalle forze di mercato e garantivano la propria posizione di vertice nelle rispettive industrie.
Come dimostrano i primi socialisti utopisti, Marx e i nazisti, il socialismo è un concetto che si è costantemente ridefinito nel tempo, assumendo forme anche molto diverse tra loro. Questa tendenza prosegue ancora oggi, con la rinascita del socialismo democratico, rappresentato da figure politiche come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez.
Sanders e Ocasio-Cortez promuovono un’idea di socialismo incentrata sul riconoscimento di “diritti economici”, attraverso i quali lo Stato dovrebbe garantire servizi fondamentali come assistenza sanitaria, istruzione universitaria gratuita e altri programmi sociali.
A differenza dei marxisti, i socialisti democratici non sostengono un controllo totale dello Stato sui mezzi di produzione, né mirano a una gestione tecnocratica dell’economia come fecero i nazisti. Secondo la Democratic Socialists of America, la loro visione si basa piuttosto sull’idea che i lavoratori e i consumatori direttamente coinvolti nelle istituzioni economiche dovrebbero possederle e controllarle.
Imposizioni dall’alto contro ordine spontaneo
Le enormi differenze tra socialismo utopista, comunismo, nazionalsocialismo e socialismo democratico permettono facilmente ai sostenitori di ciascuna ideologia di puntare il dito contro le altre e affermare: “Quello non era vero socialismo”. Tuttavia, esiste un filo conduttore che accomuna tutte queste visioni del socialismo: dall’epoca di Saint-Simon fino a Ocasio-Cortez, tutti i socialisti si sono basati sulla convinzione che le soluzioni imposte dall’alto siano superiori a quelle spontanee generate dal libero mercato.
Marx odiava il libero mercato perché, a suo dire, nascondeva il reale valore del lavoro operaio. Hitler lo disprezzava perché avvicinava le culture tra loro e ostacolava la guerra. Alexandria Ocasio-Cortez, dal canto suo, ritiene che il mercato sia incapace di affrontare il cambiamento climatico e, come i suoi predecessori, intende usare lo Stato come strumento per una drastica trasformazione sociale ed economica.
Quindi, i nazisti erano socialisti?
Solo secondo la loro stessa definizione. Ma del resto, quando si tratta di socialismo, questa è sempre stata la norma.
🔁 [Traduzione dell’articolo “Were the Nazis Really Socialists? It Depends on How You Define Socialism” di Michael Rieger, Fee.org]
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