Pim Fortuyn, martire gay per la libertà coerente

Si può morire per aver chiesto una società tollerante, che dia pari opportunità a uomini e donne e che riconosca le libertà delle persone in campo civile, come per le unioni omosessuali, ed economiche? E soprattutto, può ciò accadere in Europa e non a un politico progressista ma ad un politico di destra?

Quello che vi ho appena descritto è stato Pim Fortuyn, un politico olandese assassinato il 6 maggio 2002. Cresciuto come marxista negli ambienti accademici olandesi, fece coming out della sua omosessualità quando era ancora un atto di coraggio ma crescendo cambiò idea e si avvicinò a idee più liberali.

Egli vedeva le aree a prevalenza islamica del Paese, tipicamente abitate da persone scarsamente acculturate e povere, e vedeva come in esse vi fosse uno stile di vita incompatibile con la cultura umanista ed europea che egli amava.

I tre punti che per lui creavano un abisso tra le due culture erano principalmente tre:

  • Separazione Stato-Chiesa
  • Rapporti familiari
  • Diritti omosessuali

Tali concetti, diciamocelo, sono radicalmente differenti tra le due culture: nel mondo islamico, escludendo alcune lodevoli eccezioni, la condizione di donne ed omosessuali è nettamente peggiore e la separazione tra legge e religione quasi inesistente.

Fortuyn, però, a differenza dei politici anti immigrazione dell’epoca, era per l’integrazione: per lui chi veniva in Olanda doveva integrarsi nel tessuto sociale olandese, accettare la separazione tra religione e stato e l’uguaglianza tra uomo e donna.

Si distanziò ripetutamente da politici razzisti che chiedevano l’espulsione degli stranieri, ritenendolo un atto divisivo e dunque contrario alle sue idee. Chiedeva invece una moratoria da quel momento, per poter lavorare sull’integrazione di chi era già presente e una garanzia economica per i ricongiungimenti familiari, pratica che esiste anche in altri Paesi per evitare che il coniuge, in caso di separazione, andasse a pesare sui contribuenti.

E, in quanto gay, rifiutava anche dichiaratamente i partiti che si rifacevano ai valori della famiglia tradizionale. E si rifiutava anche di essere paragonato a politici di estrema destra come Jean Marie Le Pen. Preferiva paragonarsi alla Thatcher o a Berlusconi, seppur in generale non amando il doversi definire.

Economicamente era invece un classico liberale europeo: sosteneva un taglio della burocrazia e delle imposte per fornire servizi pubblici di qualità e vedeva l’Europa in modo blandamente scettico, al pari della Thatcher.

Non siamo chiaramente davanti ad un estremista di destra o ad un fascista: siamo davanti ad una persona che voleva conservare l’ampia libertà di cui godeva, e faceva uso in quanto gay, da una minaccia religiosa.

E bisogna dire che il tema Islam è molto caldo. E’ difficile ammettere che la cultura islamica sia spesso molto più restrittiva e arretrata di quella occidentale su molte libertà che noi diamo per scontato e che quindi sia, in un’ottica di mantenimento delle libertà, un’ottima idea integrare le persone di religione islamica nella nostra cultura in modo che l’Islam subisca i medesimi procedimenti che ha subito il cristianesimo e non sia più una minaccia alla società libera.

Accettare che invece le idee estremiste prosperino e non possano essere nemmeno contestate nel nome della tolleranza è una ricetta suicida che favorisce solo la violenza. Pensate solo se la stessa logica di incontestabilità fosse applicata al fascismo, ad esempio.

E infatti, come accennato, Fortuyn fu assassinato. Ma non da un fondamentalista islamico ma da un estremista verde che lo riteneva una minaccia per i deboli. Ma l’onda di violenza non si fermò: un estremista islamico uccise pochi anni dopo Theo Van Gogh per aver osato fare un cortometraggio sul tema della violenza sulle donne nel mondo islamico. E l’anno dopo vi fu un’ondata di violenza dopo che un giornale danese pubblicò delle vignette su Maometto. E nel 2015 dei barbari uccisero dei vignettisti francesi perché pubblicarono delle vignette, con il Papa cattolico che tutto sommato non pareva molto contrariato dalla cosa.

Ma non ha alcun senso combattere i tentativi della Chiesa di limitare le nostre libertà e poi lasciare una porta sul retro aperta nel nome della libertà.

E questa è la grande lezione di Pim Fortuyn.

Omosessualità e (è) libertà

Uno dei temi a me più cari è l’omosessualità, un tema sicuramente bistrattato da tutto l’arco politico, con ovvi fini politici nella maggior parte dei casi, se non personalistici in altri. Dal 1968, tra i vari temi sessantottini vi è stata anche la “riscossa” dell’omosessualità, che portò sicuramente i suoi frutti, come la rimozione della stessa dall’elenco delle malattie mentali da parte dell’OMS, anche se solo nel 1990.

La sensazione che ho, è che le sinistre nel mondo occidentale, specie quelle d’ispirazione sessantottina, abbiano preso in mano il tema, e l’abbiano “collettivizzato” creando una sorta di categoria da salvaguardare come fa il WWF. Ma andiamo all’origine.

Omosessualità significa l’attrazione per il proprio sesso e non per quello opposto (eterosessualità). Attrazione quindi significa istinto. Questa precisazione viene fatta di fronte ai molti che parlano di scelta. Non si sceglie il proprio orientamento sessuale.

L’orientamento sessuale indica verso chi si è attratti: 1) verso il proprio sesso (omosessualità), 2) verso il sesso opposto (eterosessualità) 3) verso entrambi i sessi (bisessualità).

Non sono un medico, ma come afferma il consenso della comunità scientifica, nessuno sceglie il proprio orientamento sessuale. Si sceglie il partner ma non l’orientamento. Questo è già un primo punto importante in quanto molti parlano di scelta quando parlano di omosessualità (non lo è).

Se analizziamo la storia, le culture, le religioni, le idee politiche, in generale l’omosessualità viene “mal dipinta” per il semplice fatto che una coppia omosessuale non genera figli. Dalla Preistoria all’etá contemporanea, i numeri facevano la forza.

Chi non “procreava” non aiutava quindi la specie a riprodursi, un comportamento deleterio alla comunitá seguendo la mentalitá di allora, una mentalità che è rimasta da noi fino a poco tempo fa, e che è ancora attuale in tanti paesi in via di sviluppo, o in societá in cui vi è ancora una forte componente umana nel lavoro. Da qui capiamo come mai l’omosessualitá spesso non sia stata accettata nella storia.

Considerando che siamo 7 miliardi di persone, oltre che la sostenibilitá del pianeta Terra stesso, porci il problema sul non procreare mi sembra ridicolo. Sfortunatamente, uno dei temi in voga nella cerchia conservator-sovranista, è il fare piú figli per non essere sostituiti da immigrati, un’idea ridicola ma che prende piede nelle fasce piú povere e ignoranti della popolazione.

L’obiettivo di queste poche righe non è tanto il capire perchè sia invisa l’omosessualitá (questione di educazione ricevuta ed ignoranza), ma di come sia stata manipolata da chi, a ragion sua, vorrebbe rappresentare e portar avanti “la causa” omosessuale.

La mia critica parte a livello linguistico. Negli anni Settanta, a New York alcuni omosessuali decisero di farsi chiamare in maniera diversa: Gay. La parola omosessuale (Homosexual, Homo o Homosexuality) era una parola usata allora in campo medico, cercare una parola alternativa per dimostrare di non essere malati sicuramente ha un senso. Ma cosa significa in realtá Gay?

Gay era l’aggettivo (in italiano gaio) usato nell’Inghilterra di un secolo fa, per descrivere non tanto l’orientamento sessuale, quanto l’atteggiamento di una persona piú simile al sesso opposto. Ovvero, quando un uomo era femmineo o quando una donna era mascolina. Vi è un abisso tra l’atteggiamento e l’orientamento, e se a volte possono essere collegati, non significa lo siano sempre.

Il salto da Gay a LGBTQRSTUVZ… è stato semplice e veloce, peccato che non voglia dire nulla. Ogni lettera sta per una sigla, e prendendo il caso piú semplice, orientamento sessuale e disforia di genere (il non riconoscersi nel proprio genere sessuale biologico) non sono per nulla legati, ergo fare un cartello, una coalizione da tornata elettorale, una sigla di tante cose diverse non ha nessun senso, anzi dimostra una mentalitá collettivista tipica della sinistra d’ispirazione sessantottina.

Non è un caso che si parli di diritti. Ma quali diritti dovrebbe avere un omosessuale? Siamo tutti esseri umani, ed essere omosessuali non toglie l’essere umani. Il cosidetto movimento “omosessuale” ora LGBTQRSTUV… ha lottato per far passare il concetto di “accettare la diversitá” o “uniti nelle differenze”. Il problema è che non sono queste le differenze che contano.

Cosí sinistra e “movimenti vari” hanno creato delle categorie in cui essere classificati, relegando le stesse in riserve protette come gli Indiani del Nord America. Cosa ovviamente fatta anche per tante altre “categorie” create ad hoc dal sessantottismo.

Una persona omosessuale, non vuole una dimensione per se, bensì vuole vivere normalmente nella comunitá in cui si trova senza esser vista come “diversa”.

Mi voglio soffermare quindi su cos’è il diverso. Il diverso oggettivamente non esiste. La diversitá è soggettiva ed è rappresentanta da ciò che noi riteniamo diverso rispetto a come siamo, o all’idea di normalitá trasmessaci fin da piccoli nell’ambiente in cui eravamo.

Ovviamente, crescendo in un ambiente in cui l’eterosessualitá è considerata la normalitá e l’omosessualitá una devianza (o peggio una perversione), l’omosessualitá e gli omosessuali saranno sempre derisi (se va bene), e la persona omosessuale sará sempre a disagio ad un livello tale da scegliere se lasciare qualla comunitá, quella dimensione, oppure “essere eterosessuale” per adattarsi alla comunitá stessa (salvo poi andare in cerca di un partner secondo il proprio orientamento sessuale, anche solo per soddisfare bisogni fisiologici).

Quindi chi si dipinge come a favore degli omosessuali in realtá continua a ritenerli “diversi” e dà manforte a chi giá li vede come deviati, trattandoli come persone da tutelare in maniera speciale, e quindi alimentando la diversitá (da qui la dannositá dei vari Hate Speech o Hate Crime).

L’aver creato, in Italia, un istituto giuridico ad-hoc per regolamentare l’unione tra coppie omosessuali, invece di rimuovere i vincoli di genere nella giá presente legislazione su matrimonio e adozione ne è un esempio.

In realtá ad una persona omosessuale non fa male l’offesa legata al proprio orientamento sessuale, neanche qualche barzelletta o risatina. Ciò che fa realmente male è sentirsi chiedere se si ha un partner del sesso opposto, sentendosi quindi dei “diversi”, delle persone al di fuori della normalitá, e ciò fa male perchè chi normalmente porge la domanda non lo fa con l’intenzione di offendere, facendo sentire quindi la persona omosessuale ancora piú fuoriluogo.

Tornando alla questione dei diritti, non esistono i diritti degli omosessuali. Una persona omosessuale vuole poter vivere la propria vita con una persona dello stesso sesso, ergo non si tratta di diritti ma semmai di libertà negate e di discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale.

Essere genitori o coniugi non è un diritto, è una libertà. La libertá di poter costruire una famiglia stando con chi si voglia, e di poter crescere dei figli qualora lo si voglia.

Non esiste la famiglia tradizionale o l’esser contro natura. La natura o meglio la biologia, ci dice che per procreare ci vogliono due persone del sesso opposto. Ma la natura e la biologia non vietano di poter adottare e crescere un bambino. La tradizione è una cosa soggettiva, non esiste una tradizione oggettiva. La famiglia tradizionale non vuol dire nulla, perchè l’idea di famiglia è soggettiva, ed ognuno di noi è libero di avere la famiglia che piú preferisce.

Personalmente credo che, finché c’è amore e consensualitá, limiti non dovrebbero essercene.

Da adottato, posso assicurare che adottando un bambino gli si dà una famiglia, che sará sempre meglio di un orfanotrofrio, inoltre gli si dà una possibilitá economico-sociale di riscattarsi dall’esser orfano e nullatenente. In giro per il mondo ci sono tanti bambini che attendono una famiglia, ed i bambini che di preconcetti ne hanno pochi, sono sicuramente piú puri di noi adulti e sanno apprezzare l’amore indipendentemente da chi venga.

Una persona omosessuale non vuole né diritti (come li chiamano a sinistra) né capricci (come li chiamano a destra). Una persona omosessuale vuole solo la libertá di poter vivere la propria vita come meglio crede.

Si è liberi di scegliere le persone cui frequentare, e se “possono fare schifo” gli omosessuali, si è liberissimi di non frequentarli. Ben diverso è il limitare la libertá di un individuo per proprie convizioni personali (l’omosessuale fa schifo, l’islamico è pericoloso, ecc.), quello da liberale non posso tollerarlo, e mi batterò per la libertá di chi la pensa in modo diametralmente opposto rispetto a me.

Credo che la conclusione piú adatta sia auspicare un mondo in cui non esista normalitá e diversitá, un mondo in cui non si venga considerati/valutati per l’essere o no nella media. Siamo tutti diversi perchè pensiamo diversamente, ma allo stesso tempo siamo tutti uguali in quanto esseri umani.

Dare meno per scontato cosa sia una persona, e lasciare la libertà di vivere come meglio piaccia, è la base per un mondo libero, il mondo in cui credo.