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Cile: davvero l’istruzione va a rotoli?

In questi giorni di proteste cilene alcuni media di sinistra citano tra le cause l’istruzione cilena, che sarebbe non solo tra le peggiori al mondo, ma anche tra le più costose.

Per chi non lo sapesse il Cile ha introdotto durante la dittatura di Pinochet un modello a voucher universale. Ciò ha causato uno spopolamento delle scuole pubbliche, rese poi quasi tutte municipali, che accolgono solo il 40% degli alunni. Questo è il motivo per cui, se cercate informazioni su Internet, troverete titoli acchiappaclic come “la riforma che ha distrutto l’istruzione cilena”: si riferiscono a quella pubblica e basta. Ma sarebbe come titolare un articolo sul predominio della medicina occidentale in Africa sugli sciamani con “la riforma che ha distrutto la sanità africana”.

Circa 10 anni fa il governo si è reso conto che i risultati non dipendono solo dalla bontà della scuola ma anche da situazioni sociali ed essendo il Cile, come praticamente tutti i paesi del Sud America, un Paese con forti disuguaglianze economiche, ha dunque deciso di introdurre misure economiche e sociali a vantaggio degli studenti più deboli, portando sia vantaggi, come un effettivo aumento della presenza di studenti a rischio nelle scuole migliori, ma anche svantaggi, come l’uscita di alcune scuole dal programma.

Ma davvero questa istruzione è così brutta come viene descritta? Vediamolo con una cosa che tendenzialmente triggera molto chi sostiene le tesi di cui sopra, portandoli a ahah react indiscriminate: i dati. Infatti esistono dati sia sulla qualità che sul costo dell’istruzione. Vediamoli insieme.

L’economia dell’istruzione cilena

Per prima cosa conviene farsi una domanda: a quale economia europea possiamo paragonare il Cile? I nostri lucidissimi esperti di Sud America mi suggeriscono la Croazia.

Parlando di scuole e non di università il Cile spende poco meno del 3,5% del proprio PIL nel settore, un dato di poco inferiore alla media OECD e a quella italiana ma superiore, ad esempio, rispetto alla Spagna.

Annualmente uno studente cileno costa allo Stato circa 4000$ adeguati al potere d’acquisto, meno della media OECD ma circa la metà dell’Italia, che spende circa 9000$ l’anno ad alunno ma, scandalosamente, vede i privati offrire il medesimo servizio al prezzo cileno.

Non è di certo un’istruzione ipercostosa, né per chi la frequenta né per lo Stato, ma nemmeno un’istruzione sottofinanziata, bensì è la meglio pagata del continente sudamericano.

Con questo non si nega che il sistema cileno abbia delle criticità, vi consiglio di leggere il report linkato, e infatti il nostro progetto di sistema a voucher ne tiene conto e corregge queste problematiche. Non è, tuttavia, un sistema decadente come viene descritto, e basta guardare ai dati per capirlo.

I risultati? Apprezzabili e promettenti

Certo, a livello economico regge, ma magari per colpa delle privatizzazioni la scuola fa schifo!

Solitamente per misurare la qualità di un sistema di istruzione si usa un test denominato PISA, sempre dell’OECD. Tiene conto praticamente solo di questioni didattiche e viene effettuato a studenti tra i quindici e i sedici anni. Il minimo è 5’000 studenti, eccetto per gli Stati piccoli, ma spesso gli Stati grandi fanno test su larga scala per fare comparazioni regionali. Gli studenti scelti, comunque, non prendono parte a tutte le prove, che sono di matematica, lettura e scienza.

Gli ultimi dati PISA a disposizione sono del 2015. Da questi dati vediamo una realtà semplice: l’istruzione cilena non è un’eccellenza ma è la migliore dell’America latina. Infatti i cileni non hanno risultati eccellenti e sono, per quanto riguarda la scienza e la lettura, nella parte media della classifica giungendo, però, in quella bassa in matematica.

Vediamo tuttavia un trend positivo sull’istruzione cilena: se il trend mondiale vede un calo di competenze in matematica, una stabilità sulla lettura e un calo nelle scienze il Cile è invece, con diversi indici, sempre cresciuto.

Sia chiaro: l’utilità di test come questi è contestata dal punto di vista educativo. Si tratta, tuttavia, dell’unico sistema che abbiamo per fare paragoni diretti tra istruzioni diverse.

Qualche dato dal Cile

Esattamente come in Italia abbiamo le INVALSI in Cile esiste un complesso sistema di valutazione dell’istruzione che include almeno tre livelli di prova: sulle capacità dell’alunno, sui risultati e sulla qualità dei docenti.

Vi è un corposo studio che ha delle conclusioni interessanti: la stragrande maggioranza delle diversità nell’istruzione cilena è dovuta proprio a differenze socioeconomiche, quindi lo Stato dovrebbe usare il proprio potere per favorire l’ingresso degli studenti più a rischio negli ambienti migliori. In tutto ciò, comunque, il problema della “segregazione scolastica” esiste in tutta l’America Latina ma solo due Stati, Cile e Argentina, sono riusciti a lenire il problema, come mostra questo report di EdChoiche.

Nessuno nega che vi siano studenti scontenti del sistema d’istruzione, ma quelli esistono in tutto il mondo. Raramente, infatti, gli studenti analizzano le questioni con razionalità e usando i dati a disposizione, limitandosi spesso a ripetere slogan semplicistici e populisti, chiedendo soluzioni che, economicamente parlando, non hanno senso.

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