Mai come in questi anni si è assistito a così tanti attacchi al liberismo e ai suoi principi, veri e propri assalti condotti con una ferocia pari soltanto alle disarmanti mancanze dei loro autori, un carnevale di carenze i cui deleteri effetti spingono molti a cercare rifugio nella vera minaccia al nostro sistema economico e sociale: il collettivismo.
Gli eventi globali dell’ultimo biennio confermano tale trend (dalle distorsioni dei seguaci di Greta Thunberg, alle guerre commerciali, dalle recenti sommosse in Cile, all’ancor più recente vittoria peronista in Argentina) e l’Italia – ahimè – non è tutt’altro che estranea a ciò: siamo letteralmente ostaggio di un’allucinante propaganda anti-liberale portata avanti con ogni mezzo.
I nostri social network sono invasi da soggetti che – senza arte né parte – attaccano la libertà in qualunque sua fattispecie, ignoranti del fatto che se essi possono esprimere le loro opinioni – configurandosi talvolta in un vero e proprio abuso di tale possibilità – lo devono proprio a quella libertà che tanto odiano e contestano; e attenzione: non finisce qui.
Infatti, a tale problema se ne aggiunge ben presto un altro: la disinformante propaganda politica di partiti provenienti da ogni schieramento. Eh già figlioli: oggi non abbiamo più soltanto la storica sinistra collettivista ad attaccarci, bensì vi è anche la c.d. destra sovranista e populista a farsi avanti, con i suoi rappresentati e sostenitori che – utilizzando un linguaggio di meri slogan e distorsioni della verità – si riempiono tanto la bocca con la parola libertà, pur non potendosi neanche vantare di saper scrivere questo termine, che – in caso sia sfuggito – è il fondamento della nostra stessa civiltà.
A riprova di ciò, proprio stamattina mi è stato girato il link di un “articolo/opinione” redatto da uno di tali sostenitori, un testo così mal scritto e ricco di menzogne sul conto di noi liberali (per non parlare poi degli errori in ambito economico, sociologico e storico) che mi sono sentito in dovere di smontare ognuna di esse, ma attenzione: questo articolo non rappresenta (almeno direttamente) la mia risposta alle accuse mosse da tale individuo (infatti, per quello ho scritto un apposito articolo nel relativo blog), ma bensì è la risposta a 5 delle principali menzogne sul liberismo che ci vengono costantemente propinate dalla propaganda politica sia essa di destra che di sinistra.
1) il liberismo è un tipo di economia basato esclusivamente sul mercato, senza alcun intervento statale
Se la persona con cui parli parte con questa affermazione, stai certo che sa meno di 0 di questa “ideologia”, poiché:
- il liberismo non riguarda solo la dimensione economica della società, ma anche quella dei diritti e delle libertà individuali e sociali
La distinzione tra liberismo e liberalismo è un errore prettamente italiano, dovuto a Croce e corretto già all’epoca da Einaudi, poiché senza libertà economica non vi sono libertà sociali e viceversa; a tal proposito, tra noi liberali si è soliti dire che chi vuole solo le libertà economiche (leggasi minor pressione fiscale) è un “fascista che si crede liberale solo perché vuole pagare meno tasse”, mentre chi vuole solo le sociali (leggasi legalizzazione delle sostanze stupefacenti) è un “socialista che si crede liberale solo perché vuole legalizzare la ganja”, sebbene la differenza tra le due categorie è nulla, come ci ricorda il nostro caro Hayek.
2) il liberismo esclude a priori l’intervento statale
Non molti lo sanno (il che comunque non giustifica tali soggetti), ma i liberali si dividono in più correnti di pensiero che vanno dal liberismo sociale (su di essa l’opinione non è unanime perché fa riferimento al pensiero di gente come Keynes) all’anarco-capitalismo.
Ebbene, l’assenza di intervento statale è una caratteristica proprio di quest’ultima corrente, mentre i liberali classici (tra i quali il sottoscritto) riconosco la necessità di un intervento statale in ambito economico, sebbene ridotto al minimo e di tipo negativo, visto che lo Stato è sì un male necessario, ma resta pur sempre un male ed in quanto tale si presenta come una tendenza masochista, la quale può essere solo personale, non un “gusto” da imporre a tutti.
3) il fallimento del modello liberale di Stato in questi anni è palese
La risposta più diretta a questa affermazione è in realtà una domanda: dove è mai stato veramente attuato il liberismo in questi anni?
Questo ricorda molto i comunisti quando affermano che il vero comunismo non è mai stato attuato (mai che riconoscano la realtà laddove i casi storici, o quelli odierni di Venezuela e Corea del Nord, hanno certificato il loro fallimento), ma da dottore e studente di economia io sono abituato a ragionare sui dati e basandoci sull’Index of Economic Freedom, sono 4 i Paesi più liberali al mondo: Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda e Svizzera.
Ora, domanda: siamo tutti per caso come Hong Kong o la Svizzera? Come si fa a parlare del trionfo del liberismo in un periodo storico ove lo Stato interviene massicciamente nel sistema economico?
E attenzione: non mi si venga a dire che è proprio colpa del fallimento del liberismo.
Infatti, per chi come me è cresciuto e ha studiato durante la Crisi, sa che essa è stata originata – manco a farlo apposta eh – proprio dallo Stato e dalle sue Istituzioni, con politiche monetarie espansive fuori controllo (leggasi FED), legislazione inadeguata (leggasi normativa finanziaria) e una socialistica gestione delle politiche fiscali.
4) l’Europa è un leviatano liberale e l’austerity, con conseguente aumento delle tasse, tagli della spesa pubblica e incremento dei prezzi ne è la sua massima emanazione
Ora, tralasciando l’ultimo punto che è palese ignoranza economica (l’aumento dei prezzi nel corso del tempo è detta inflazione. Se essa vi fosse veramente, com’è allora che la BCE continua a drogare il sistema a suon di QE e altre politiche espansive?), dobbiamo chiarire due cose in materia di austerità:
- il liberismo – nel voler un minor ruolo dello Stato nella società sul fronte economico – richiede due politiche congiunte: minor spesa e MENO TASSE!
- l’austerità non è colpa del liberismo, bensì (indovina un po’) dello Stato.
Infatti lo Stato – al pari di famiglie, imprese e terzo settore – è un’azienda soggetta al funzionamento delle leggi dell’economia, tra le quali quelle del mercato e se esso spreca i soldi dei cittadini (N.B.: ricordatevi gli insegnatemi di Margaret Thatcher: non esistono i soldi dello stato, ma solo quelli dei contribuenti), violando ogni principio di sana e prudente gestione, non c’è da meravigliarsi se con la crisi salta ogni senso di stabilità e i finanziatori richiedono di conseguenza un maggior tasso d’interesse.
Infatti, giusto per fare un po’ di sana cultura economico-finanziaria, una delle leggi alla base del funzionamento del sistema economico è quella della relazione positiva tra rischio e remunerazione; della serie, non mi si venga a dire che se Tizio è un pessimo debitore e vi chiede dei soldi, voi non glieli concedete senza chiedere una maggior tutela a fronte del rischio che correte nel privarvi della possibilità di usare tale denaro per altre attività più sicure?
5) la globalizzazione e il libero commercio sono un cancro liberista che uccide le nostre imprese
Questa è una delle affermazioni che personalmente mi dà più fastidio, tant’è che sul punto sto scrivendo un articolo di risposta su chi festeggia i dazi e per questo, qui mi limiterò a fare alcune riprese fondamentali, partendo da un caloroso invito: leggetevi La verità, vi prego, sul neoliberismo di Mingardi.
Infatti egli – in vari paragrafi – affronta proprio il tema della globalizzazione, dei trattati internazionali e della suddivisione del lavoro, smontando ogni fake news con un linguaggio che non richiede altre capacità se non quelle basilari di lettura (e comprensione) dell’italiano.
Detto ciò, a chi invoca il “protezionismo intelligente” (espressione a dir poco ossimorica), io sollevo qui le seguenti osservazioni:
- principio cardine dell’economia: i bisogni dell’uomo sono illimitati, mentre le risorse sono scarse;
- la specializzazione nella produzione risale alla Preistoria, tant’è che è da qui che nasce il mercato e i vantaggi derivanti dalla specializzazione e commercio fra paesi, sia per il sistema produttivo che per i consumatori, sono stati dimostrati mica l’altro ieri, ma bensì da Ricardo nei Principi di Economia Politica (1817) con la legge dei vantaggi comparati;
- il liberismo non solo è a favore del libero commercio, ma è contrario allo sfruttamento dei lavoratori e a un sistema produttivo che danneggia l’ambiente; infatti, lo sfruttamento danneggia tanto la libertà sociale quanto quell’economica.
5) il liberismo privilegia i poteri forti
Senza scomodare la scuola austriaca sul ruolo dell’individuo e il funzionamento del sistema economico, mi limito a citare i ragionamenti di un altro economista classico, il padre dell’economia moderna (tanto contestato da Rothbard per la sua teoria del valore) Adam Smith.
Infatti egli, nella sua “Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni”, afferma che la condizione per il corretto funzionamento del mercato è la libera concorrenza, con un processo di formazione dei prezzi che non deve subire ingerenza da attori esterni (leggasi Stato), salvo nel ridurre ciò che ostacola ciò, IVI INCLUSI I POTERI MONOPOLISTICI & C.
Con quest’ultimo punto, termino qui questa prima analisi dei luoghi più comuni sul liberismo affermati tanto dalla sinistra quanto dalla sedicente destra.
Ad oggi, più che mai bisogna ricordare un principio fondamentale che io stesso ripresi nell’introduzione alla mia tesi di laurea triennale: la libertà e l’agire dei singoli individui è ciò che storicamente ha fatto crescere ed evolvere la nostra società.
Oggi ciò viene costantemente disconosciuto e il nostro sistema socio-economico viene azzoppato dall’agire fuori controllo di quel Kraken che è lo Stato e a fronte di ciò, la domanda è sempre quella: perché dare credito a chi invoca maggiore intervento statale? Perché ad oggi molti invocato l’intervento di una destra sovranista e antiliberista, usando quella stessa libertà che tanto detestano?
Per rendere a pieno la gravità di tale agire, vedete questo Paese come la propria casa che va in fiamme: al posto di metterti al sicuro e chiamare i pompieri, ti ci chiudi dentro inneggiando ai piromani.
Della serie, liberi di farlo ma senza imporre i vostri errori agli altri.