Come sostituire destra e sinistra?

Quasi tutti concordiamo sul fatto che i termini “destra” e “sinistra” siano diventati confusi e imprecisi.

In generale, si tende ad associare la sinistra ai progressisti e ai socialdemocratici, mentre la destra ai conservatori e ai nazionalisti. Ma se questo è il quadro, dove si collocano i liberali? Al centro?

Probabilmente no. I liberali non hanno molto in comune né con i progressisti e socialdemocratici, né con i conservatori e nazionalisti.

Qui è necessaria una parentesi: i conservatori italiani non sono paragonabili ai conservatori americani o inglesi, che spesso condividono molte posizioni con i liberali. In Italia, il conservatorismo è spesso di stampo sociale e talvolta con radici autoritarie o fasciste.

In realtà, destra e sinistra — almeno in Italia — hanno molti tratti in comune, primo fra tutti l’interventismo statale in ogni ambito della vita. Non serve richiamare la teoria del “ferro di cavallo” per accorgersi che i socialisti, di qualsiasi sfumatura, tendono tutti verso la medesima direzione: più Stato, meno libertà.

E allora, se da un lato ci sono fascisti e comunisti, cosa c’è dall’altro? E soprattutto: su quale asse dovremmo misurare la posizione politica di una persona o di un’idea?


Società aperta contro società chiusa

Karl Popper, celebre filosofo viennese, propone una distinzione chiara: società aperta contro società chiusa.

La società aperta si basa su un uso critico della ragione e sull’osservazione della realtà tramite metodo scientifico. Ammette che nessuno possiede conoscenze sufficienti per pianificare il futuro, e meno che mai per costruirlo per decreto. È una società fondata sul rule of law, il principio secondo cui la legge è al di sopra degli uomini. Garantisce libero mercato, iniziativa privata, tolleranza e pace.

In una società aperta non conta da dove vieni, ma quanto puoi contribuire al benessere collettivo.

Al contrario, la società chiusa è quella in cui il governo plasma ogni aspetto della vita: stabilisce le regole, regola il commercio, impone dazi, discrimina in base all’etnia o al censo. È una società dove vige il rule of men: gli uomini sono al di sopra della legge. Inutile dire che qui si annidano facilmente populismi, demagogia e totalitarismi. Fascismo e comunismo si collocano entrambi in questa categoria.


Evoluzionismo contro costruttivismo

A questa visione si affianca quella di Friedrich von Hayek, che propone un’altra dicotomia: società evoluzionista contro società costruttivista.

Per Hayek, la società chiusa è “costruttivista”: crede che sia possibile pianificare tutto, basta che ci sia “la persona giusta” al comando. Il governo disegna istituzioni e processi sociali come se fossero meccanismi da assemblare secondo un progetto.

Eppure, dice Hayek, questo approccio è destinato al fallimento. Nessuno può raccogliere e processare tutte le informazioni necessarie per governare un sistema complesso come la società. Inoltre, la realtà cambia continuamente: i desideri delle persone mutano, le tecnologie evolvono, i contesti si trasformano.

La risposta liberale a questo problema è l’evoluzionismo sociale. Non c’è bisogno di pianificare l’economia o la morale collettiva: tutto può emergere spontaneamente attraverso l’interazione libera degli individui. È ciò che Hayek chiama “ordine spontaneo”.

Un esempio banale ma efficace: se Giacomo Buonuomo vuole acquistare una penna artigianale da Aristus, non c’è bisogno di un pianificatore centrale che ne determini il prezzo. I due possono accordarsi da soli.

Anche il linguaggio funziona così. Nessuno ha pianificato l’italiano a tavolino: è nato ed evoluto dal latino, influenzato nel tempo da popoli, eventi e culture diverse.

Lo stesso vale per il mercato, il diritto, i costumi sociali. Milioni di interazioni quotidiane creano ordine — senza che ci sia bisogno di un disegno imposto dall’alto.


Individualismo contro collettivismo

Un’ulteriore visione complementare ci arriva da Ayn Rand, che contrappone individualismo e collettivismo.

Secondo Rand, ogni individuo deve pensarsi come un’unità autonoma. Possiamo vivere bene e contribuire alla società solo se agiamo come individui, non come ingranaggi impersonali di una macchina collettiva.

Classi sociali, etnie, religioni, categorie sessuali: sono divisioni arbitrarie e secondarie. Quel che conta davvero è ciò che siamo capaci di fare, ciò che realizziamo con la nostra mente e il nostro lavoro.

Il valore dell’individuo non sta nella sua appartenenza, ma nella sua produttività e nella sua responsabilità personale.


Conclusioni

In questo articolo abbiamo esplorato tre assi alternativi alla tradizionale dicotomia destra/sinistra:

  • Società aperta vs società chiusa (Popper)
  • Evoluzionismo vs costruttivismo (Hayek)
  • Individualismo vs collettivismo (Rand)

Tutti e tre puntano in una direzione comune: la libertà individuale come fondamento della convivenza civile.

Questi strumenti concettuali ti permettono di orientarti in un mondo politico confuso, andando oltre le etichette stantie. Non serve sapere se un’idea è “di destra” o “di sinistra”. Basta chiedersi: promuove la libertà individuale o la limita? Sostiene la libera iniziativa o il controllo centrale?

Solo così possiamo davvero superare la vecchia mappa ideologica e orientarci verso una società più libera, più giusta e più responsabile.

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