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La legalizzazione della cocaina spiegata dal Principe del Liechtenstein

Nella politica ordinaria, quando si parla di legalizzazione delle droghe leggere, la risposta tipica dei contrari è “ah sì, dopo la marijuana cosa legalizzeremo, la cocaina?”.

Solitamente, a tal punto, si parte su un dibattito sul danno fattuale degli stupefacenti, sul fatto che le droghe leggere facciano questo e quello mentre le droghe pesanti siano peggiori, che vi sia una differenza e così via.

Eppure la risposta alla domanda iniziale dovrebbe tranquillamente essere “sì”. Esistono vari motivi per cui certe sostanze siano molto meno dannose dentro la legge e non fuori.

Per esempio la Svizzera ha portato l’eroina dentro la legge, offrendola gratuitamente ai dipendenti. Ciò da un lato ha enormemente ridotto i tassi di infezioni e morti e dall’altro ha anche mandato fuori mercato lo spaccio: nessuno creerebbe un mercato per quelle decine di persone che magari vorrebbero provare.

Ma tra l’eroina, che è tristemente nota per i suoi effetti, e la marijuana, che è ormai socialmente paragonabile all’alcol e tollerata e legalizzata in vari paesi, c’è tutto un mondo di droghe chiamate pesanti ma che sono meno dannose dell’eroina, tra cui la cocaina.

Questa droga è infatti poco spesso analizzata nelle proposte di legalizzazione: non ha particolari usi medici, chi la usa non è sempre un derelitto come con l’eroina e spesso è anche considerata una droga altolocata.

Perché legalizzare la cocaina?

Eppure esistono ottime ragioni per legalizzarla. La ragione è semplice: il proibizionismo ha fallito e le persone continuano a drogarsi allegramente, portando i politici a chiedere più guerra alla droga, che fallirà, portando i politici a fare più guerra alla droga. Ok.

L’illegalizzazione delle droghe porta a pessime situazioni sociali quali:

  • La possibilità di accedere al mercato solo per grandi organizzazioni criminali, che spesso usano i proventi per azioni terroristiche o per infiltrarsi nei governi
  • Nessuna garanzia sul contenuto e sulla qualità delle sostanze, portando a pericoli sanitari ben maggiori rispetto a quelli che darebbe la sostanza di qualità
  • Creazione di aree sotto il controllo dello spaccio dove le forze dell’ordine e i comuni cittadini non possono accedere senza correre grandi rischi
  • Aumento delle dipendenze e favorire, nei fatti, un legame spacciatore- dipendente

Come legalizzare la cocaina?

Nel suo “lo Stato nel Terzo Millennio” il Principe del Liechtenstein parte dal presupposto che lo Stato, con le sue politiche completamente slegate dalle logiche di mercato, abbia fatto più danni che altro sulle droghe, addirittura favorendo le dipendenze e il malessere della comunità.

Il Principe, da buon cattolico, ritiene un fenomeno negativo la dipendenza da stupefacenti. Ma, anche se non ci piace, esiste e va affrontato secondo le regole che regolano quasi tutta la nostra vita: quelle del mercato.

Ed ecco come Giovanni Adamo II legalizzerebbe la cocaina.

Coltivazione e Stati in via di sviluppo

Nei Paesi dove si coltiva la coca esistono moltissimi coltivatori ma solo un acquirente: il cartello della zona, che è libero di fare il prezzo che vuole. Con gli enormi profitti della vendita poi si infiltrano nel governo e aumentano il proprio controllo territoriale.

Ma se noi pagassimo di più questi coltivatori? Il Principe fa l’esempio dicendo “il doppio”, ma ovviamente ci sarebbe un naturale processo di mercato sul prezzo. La possibilità di acquistare legalmente la coca indebolirebbe molto il ruolo territoriale del cartello e aiuterebbe migliaia di persone a divenire indipendenti dalla criminalità. Chiaramente non eliminerebbe totalmente il cartello e tale misura andrebbe affiancata da aiuti per rafforzare lo Stato di Diritto in questi Paesi, ma iniziare a togliere il finanziamento e l’armata di schiavi di tale sistema è il primo passo per sconfiggerlo.

Prezzi e produzione

Tanti dicono che è impossibile legalizzare la cocaina perché “se costa 50€ al grammo e ci metti le tasse e tutto nessuno la comprerebbe a 100€ al grammo”. Peccato che il prezzo della cocaina non sia di certo un prezzo di mercato: i cartelli sono anche venditori unici e possono fissare i prezzi come desiderano per avere i profitti che vogliono: Pablo Escobar non girava con una Lada.

Inoltre l’illegalità della sostanza aumenta i suoi costi: bisogna trasportare tutto in segreto, con significative perdite, e ungere le persone giuste ai giusti livelli. Un business legale non ha bisogno di sottomarini o Cessna né di regalare un’auto al capo della Polizia di Frontiera per far passare il carico, detta semplice.

Un business legale semplicemente acquisterebbe le foglie di coca, le porterebbe da qualche parte dove vengono elaborate, magari in Paesi in via di sviluppo così da strappare altra manovalanza al cartello, e legalmente e senza sotterfugi lo porterebbe nel Paese di vendita.

Vendita ed effetti sulla popolazione

La vendita di cocaina può essere regolamentata, ovviamente, ad esempio vendendola solo in determinati locali che forniscono informazioni e assistenza a chi ne ha bisogno.

Inoltre, se si vuole mantenere una sanità base per tutti può essere una misura di buonsenso far pagare i costi della dipendenza a chi fa uso delle droghe. Non amo i discorsi del tipo “legalizzare le droghe per dare più soldi allo Stato”: lo Stato stesso ha bisogno di una cura al SERT contro la sua dipendenza dalla spesa pubblica, ma esiste ampio spazio per restare concorrenziali col nero e avere una tassa sugli stupefacenti che vada a finanziare la sanità, magari direttamente il fondo malati adottando un sistema ispirato a Bismarck.

Riguardo gli utenti è ben chiaro che avrebbero benefici tutte le categorie.

Chi ha veramente una dipendenza può procurarsi la sostanza in modo controllato e chiedere aiuto e informazioni a professionisti.

Chi è un utilizzatore occasionale ha la certezza di procurarsi una sostanza sicura, con dosi certe e che non pone rischi ulteriori rispetto alla sostanza per se.

Chi magari vuole provare la prima volta, invece di trovare uno spacciatore che dalla vendita di quella dose potrebbe potenzialmente guadagnarci molto, troverà professionisti che lo consiglieranno e potranno digli di evitare e, se proprio vuole, di farlo in sicurezza.

Qualcuno argomenterebbe che nemmeno dovrebbero comprarle queste sostanze. Ma tanto lo fanno, ed è preferibile che il profitto vada nell’economia legale e non alla mafia che sta comperando il tritolo per far saltare qualche magistrato.

Ma il beneficio è anche sociale: ridurremmo nettamente i detenuti per reati di droga, con ogni detenuto ci costa 150 Euro al giorno. Ci riprenderemmo zone della città che oggi sono chiuse e in mano allo spaccio.

Non c’è, in sostanza, una ragione che sia una per mantenere il proibizionismo.

Ma sconfiggerebbe la mafia?

Certo che no, non per questo non va fatto. Così come la mafia si infiltra nei ristoranti, nell’edilizia e in qualunque settore si infiltrerà anche nella vendita di droga.

Semplicemente, è completamente idiota non fare un qualcosa che lascerebbe, per esempio, il 20% del mercato alla mafia quando con l’attuale sistema… la mafia ha il 100% del mercato.

Anche la mafia dovrebbe competere nel mercato e dovrebbe quindi ridurre i propri profitti, alle volte azzerandoli o andando addirittura in perdita. Unito ad un controllo adeguato sulle imprese, beh, non avrà la vita semplice che ha oggi.

Poi, sicuramente, potrebbero esistere fenomeni di contrabbando, visto che la malavita ha già oggi una sua rete. Ma se lo Stato non vedrà la droga come l’ennesima vacca da mungere ma come un settore strategico per ridurre la malavita e il suo potere e terrà i prezzi bassi, beh, sarà un mercato molto, molto piccolo.

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