È ultimamente tornata in auge nel dibattito politico europeo la questione della coscrizione dei giovani, ed è una proposta che tocca tutto lo spettro politico: cavallo di battaglia della Lega e di AfD, implementata da Macron e proposta, seppur nella forma soft del servizio civile, dal PD italiano.
Negli ultimi decenni grandi pensatori liberali si sono opposti, spesso con successo, alla naja: Nota la campagna contro la coscrizione di Milton Friedman negli Stati Uniti, meno nota la legge Martino, firmata da un liberale di ferro, che sospese la leva obbligatoria in Italia.
Tuttavia basta guardare vicino all’Italia per notare come due degli Stati più liberali che confinano con l’Italia, Svizzera e Austria, hanno la leva obbligatoria.
Come mai?
Bisogna considerare che il liberalismo difende la libertà individuale ed economica ma riconosce l’esistenza dello Stato con limitate funzioni da implementare con una moderata tassazione, il meno coercitivamente possibile.
In un certo senso, nel momento in cui lavoriamo per pagare le tasse, stiamo di fatto lavorando non per noi ma per lo Stato, esattamente come nel caso della leva.
Chiaramente c’è la differenza che nel caso delle tasse stiamo scegliendo noi come lavorare per pagarle, mentre nel caso della leva il lavoro da fare viene imposto dallo Stato, ma il principio coercitivo alla base resta.
Quindi, in linea di massima, uno Stato liberale può avere la leva obbligatoria, se è l’unica alternativa possibile per formare le Forze Armate.
Non a caso la Svizzera e l’Austria sono Stati di piccole dimensioni neutrali, quindi non possono contare su alleati internazionali ma solo sulle proprie forze. L’esercito di milizia, in tal caso, è una scelta quasi naturale.
Ma se esiste un’alternativa lo Stato dovrebbe seguirla, com’è stato fatto oggi nella gran parte degli Stati europei.
Argomenti pro leva
Ma i sostenitori della leva portano argomenti legati alla sicurezza nazionale?
Purtroppo, no. In tal caso sarebbe semplice analizzare questi argomenti e dare una risposta secondo le idee liberali.
I sostenitori di questa misura portano solo argomenti tratti dal peggiore paternalismo di Stato:
Ci vuole la leva per educare i nostri ragazzi, ci vuole la leva per insegnare ai nostri ragazzi la generosità e il sacro amor di Patria.
Un palese tentativo, per dirla alla Thatcher, di “assegnare i propri problemi alla società”. Ma, per continuare la provocazione tory, questa società non esiste: chi parla di educare i ragazzi tramite la leva, oltre a non aver mai aperto un libro di storia, sta ammettendo il proprio fallimento come educatore e tenta di scaricare i suoi fallimenti sulla società.
La milizia di popolo, però, sarebbe un bene
Per uno Stato moderno che voglia contare a livello internazionale è necessario avere un esercito professionale e permanente. Non sarebbe sbagliato, però, aprire la possibilità di armarsi in modo organizzato e controllato ai comuni cittadini, magari in collaborazione con gli enti locali, per poter veramente permettere a chiunque di difendere la Patria, anche senza entrare nell’esercito, e al contempo migliorando le possibilità per l’Italia di resistere ad un eventuale governo dittatoriale, non a caso una delle poche ragioni sensate pro-leva che ho letto è stata che un esercito democratico ha una minore tendenza a partecipare a colpi di Stato.
Avere cittadini addestrati all’uso delle armi vuol dire ricordarsi da dove nasce l’attuale Italia, ossia dall’uso delle armi per liberarci dal nazifascismo. Non possiamo sapere cosa ci riserverà il futuro, speriamo tutti una florida democrazia liberale, ma se così non fosse dev’essere dovere dello Stato dare ai propri cittadini la possibilità di resistere ad un governo tirannico o ad un’invasione straniera.