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Il Sistema Pensionistico Italiano

Il sistema pensionistico italiano è fra i più iniqui ed inefficienti al mondo.

Pur esistendo diverse alternative molto più efficienti e capaci di donare libertà ai cittadini, quella che sembra mancare è la volontà di cambiare le cose.

In questa sezione, abbiamo elaborato articoli, video ed infografiche per affrontare il tema delle pensioni, analizzare le storie a livello globale e cercare di capire insieme prima di tutto come (non) funziona il nostro sistema pensionistico, e quindi come potremmo migliorarlo, anche traendo esempi da altri Paesi.

IL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO: TRA SPRECHI E INEFFICIENZA

storia del sistema pensionistico italiano dal 1898 ad oggi

Partiamo con un breve viaggio nella storia del sistema pensionistico italiano. Una delle ragioni principali dell’insostenibilità e dell’inefficienza del nostro sistema pensionistico è stata l’adozione, nel 1969, del sistema a ripartizione.

Siamo passati quindi da un sistema ove i contributi versati venivano messi in un fondo e investiti, ad uno nel quale i contributi attualmente versati vengono usati per pagare le attuali pensioni.

Inoltre, le pensioni attualmente in essere, col nuovo metodo, venivano calcolate con metodo retributivo, ovvero non in base ai contributi effettivamente versati, ma di quanto guadagnato nell’ultimo stipendio.

Tra Baby-Pensioni e sprechi, la spesa pubblica cominciò a salire vertiginosamente, in una spirale dalla quale è difficile uscire.

La spesa pubblica italiana per le pensioni, fra le più alte al mondo, corrisponde ad oltre il 16 % del PIL (quasi doppia rispetto alla media dei Paesi OCSE).

Si tratta di circa 200 miliardi di € all’anno che escono direttamente dalle tasche di tutti i lavoratori italiani.

La percentuale di spesa è oltretutto cresciuta moltissimo negli ultimi decenni, con un +100% circa rispetto al 1980.

Un incremento non dovuto semplicemente all’aumento della popolazione o dell’età media, ma ai terribili sprechi e alle inefficienze purtroppo presenti nel nostro paese.

spesa pubblica italiana in pensioni
baby pensioni italia

Il modello pensionistico a ripartizione permette facilmente ai politici di usare soldi pubblici per guadagni elettorali.

E infatti, da questo sistema, nacquero nel 1973 le cosiddette “baby pensioni” per i dipendenti pubblici: alle donne sposate con figli sarebbero stati sufficienti 14 anni e 6 mesi, ai dipendenti statali 20 anni, e ai dipendenti degli enti locali 25 anni.

Il numero di anni poteva addirittura essere inferiore grazie, ad esempio, al riscatto degli anni di laurea, tanto che ci furono casi di pensionati sotto i 30 anni di età!

Come potete ben capire, una lunga e ingiustificata serie di privilegi, faticosamente pagati dai lavoratori. Secondo uno studio sul sistema pensionistico di ConfArtigianato, l’impatto totale dei baby pensionati è di oltre 150 miliardi di €.

SISTEMI A CONFRONTO

Come accennato, al fine di finanziare le prestazioni pensionistiche si possono usare due diversi sistemi: a ripartizione e a capitalizzazione.

Il sistema di ripartizione prevede che i contributi ricevuti in un determinato anno siano utilizzati interamente per pagare le pensioni dello stesso anno.

Nel sistema a capitalizzazione i contributi versati dai singoli lavoratori restano nominativi e sono destinati ad erogare le prestazioni maturate dagli stessi.
Il sistema a capitalizzazione ha essenzialmente due vantaggi:

  • riduce gli squilibri: il lavoratore otterrà una prestazione basata solo su quanto effettivamente versato
  • il Fondo previdenziale ha la possibilità di effettuare investimenti per far maturare all’assicurato un rendimento più elevato rispetto ai rendimenti riconosciuti dall’Inps che dopo la Riforma Dini del 1995 sono legati solo all’andamento del PIL
sistema pensionistico confronto in italia e in australia

Il Sistema Pensionistico Italiano è a ripartizione. Quando versiamo i contributi all’INPS non stiamo pagando la nostra pensione, ma quella di chi già la riceve.

Paghiamo, dunque, i pre-pensionamenti di milioni di ex dipendenti pubblici, le maxi-pensioni dei dirigenti delle grandi aziende statali, ma anche le pensioni di chi ha contribuito poco o meno di oggi perché ciò era consentito dalla legge.
Noi e le future generazioni dovremo pagare un debito accumulato nel tempo che ha favorito una porzione di popolazione.

Un sistema come quello australiano è invece virtuoso: responsabilizza gli individui, non permette ai politici di fare favori ad alcuni a scapito di altri e contribuisce al benessere nazionale grazie al risparmio.

Secondo il Mercer, società di consulenza, il sistema pensionistico italiano è il meno sostenibile fra tutti i Paesi OCSE e le recenti riforme come Quota 100 hanno peggiorato il sistema, che graverà sempre di più sulle spalle dei giovani.

Infatti, già da diverso tempo, l’importo delle prestazioni erogate, ancora molto generose, supera i contributi ricevuti dall’Inps, facendo sì che lo stato debba coprirlo con altri fondi.

Esiste una soluzione? Sì, esiste ed è semplice: passare al sistema pensionistico “a capitalizzazione”, modello che contraddistingue i migliori sistemi pensionistici al mondo.

Questo sistema non solo garantisce guadagni più alti per i lavoratori, ma è anche più equo e sostenibile.

modelli pensionistici a confronto a ripartizione e a capitalizzazione

L’esempio cileno

riforma cilena delle pensioni Jose Pinera

Un esempio dei benefici del passaggio da un sistema a ripartizione ad un sistema a capitalizzazione, ce lo da il Cile.

La riforma di José Piñera del 1981 permise al Cile di liberare importanti risorse per consumi e investimenti, e ha costituito la base per la crescita economica del Paese, che è ora fra i più ricchi del Sud America.

Piñera assunse un gruppo di giovani economisti cileni, oggi noti come i “Chicago Boys“, formati presso l’università di Chicago con Milton Friedman e Arnold Harberger.

Anche grazie al loro supporto, Piñera portò avanti tre riforme molto importanti, tra le quali quella del sistema pensionistico (le altre due furono la riforma del codice del lavoro e la riforma del settore minerario.

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