Sta cominciando a circolare tra i ranghi del governo l’idea di voler fissare un prezzo per le mascherine. Il dito della mano pubblica questa volta è puntato contro i cosiddetti speculatori, che starebbero vendendo le mascherine a un prezzo troppo elevato. Ma il prezzo, in un’economia di mercato, non è definito in base a un aprioristico senso del valore, ma è il risultato di una precisa condizione di ordine spontaneo che ne porta a contrastare la scarsità. Si chiama legge della domanda e dell’offerta aggregata.
Senza inerpicarsi in concetti economici che possono risultare astrusi ai più, è possibile far notare a coloro che pensano che sia utile e giusto fissare un prezzo per le mascherine quanto invece questo possa essere dannoso, senza conoscere necessariamente il funzionamento dell’economia.
Basti pensare ai I promessi sposi di Alessandro Manzoni, che nel bene o male abbiamo tutti studiato. Durante la carestia causata da un’epidemia di peste, nel 1630 la scarsità del grano aveva portato il prezzo del pane alle stelle. Buona parte della popolazione, poco istruita, credeva che il prezzo alto fosse causato non dalla scarsità del prodotto, ma dall’avidità dei fornai e che questi volessero speculare sui bisogni del popolo.
Il popolo cercò di spingere le autorità a fissare un prezzo al pane, al di sopra del quale non poteva per legge essere venduto. Essendo il pane in quel momento un bene scarso, il prezzo che andava assumendo non rifletteva altro che le sue condizioni di scarsità. Fissare un prezzo basso non avrebbe affatto aumentato la quantità del pane prodotto, bensì ne avrebbe favorito la scarsità in quanto minore è il prezzo di un bene e maggiore è la quantità venduta. Esattamente il motivo per cui la curva di domanda ha un’inclinazione negativa.
Se ricordate I promessi sposi, sapete com’è andata a finire. Il popolo assalta i forni ma rimane a secco comunque, perché il pane non basta per tutti. Inoltre i forni sono stati saccheggiati e i fornai non potranno più produrre neanche quel poco pane che prima producevano.
Economicamente parlando, essendo il prezzo dato dall’intersezione tra la curva di domanda e quella di offerta, quanto sopra descritto è ciò che accade quando la curva di domanda di un bene rimane invariata, mentre quella dell’offerta si sposta verso sinistra. L’offerta diminuisce a parità di domanda. Quello che si crea è un eccesso di domanda rispetto all’offerta, e questo disequilibrio torna in equilibrio attraverso un aumento del prezzo del bene.
Tornando alle nostre amate mascherine, il concetto è analogo, ma con una differenza. Che non c’è un shock di offerta come con il pane ne I promessi sposi, ma uno shock di domanda. L’offerta di mascherine rimane la stessa ma improvvisamente diventano un bene molto richiesto. Cosa accade? Che, nel breve periodo il prezzo si alza per far fronte all’improvvisa richiesta a parità di offerta. Il punto di equilibrio tra domanda e offerta cambia facendo cambiare il prezzo del bene.
Ma questo vale solo nel breve periodo. Innanzitutto perché l’aumento del prezzo del bene è si il segnale della sua scarsità rispetto alla domanda, ma è anche, per le imprese, il segnale che devono aumentare la produzione in modo da realizzare profitti extra. L’aumento del prezzo di un bene non è altro che un incentivo per le imprese a produrne di più.
Se il prezzo rimane alto nel breve periodo, molte imprese fiutano i possibili profitti che potrebbero raggiungere producendo tale bene, e si adopereranno per produrlo. Nel lungo periodo quindi la quantità di mascherine in circolazione sarà aumentata e il prezzo si riequilibrerà in base all’incremento delle unità prodotte, diminuendo.
Cosa accadrebbe invece se il prezzo delle mascherine fosse fissato dalle autorità governative? Rimarrebbero un bene scarso. Solo in pochi riuscirebbero ad accaparrarsele. Quelli più svelti. Le imprese non avrebbero più l’incentivo a produrle a causa dei bassi profitti che otterrebbero. Se il prezzo fissato fosse troppo basso, inoltre potrebbe accadere che coloro che producono mascherine smettano di farlo in quanto sconveniente.
E’ così che fissare un prezzo per le mascherine risulterebbe inutile e controproducente. Il risultato dell’azione della mano pubblica, in quest’ambito, seppure mossa dalle migliori intenzioni, si tradurrebbe in un incentivo a decrementare la produzione delle mascherine rischiando di affossarne la produzione.