Che cos'è l'Ordine Spontaneo? - Istituto Liberale Italiano Skip to content
[mk_ornamental_title tag_name=”h1″ font_family=”none” font_size=”44″ font_weight=”600″ txt_transform=”uppercase” ornament_style=”norman-short-single” nss_align=”center” ornament_color=”#ff710f” ornament_thickness=”2″ margin_top=”50″ margin_bottom=”100″]Che cos’è l’Ordine Spontaneo?[/mk_ornamental_title][mk_fancy_title tag_name=”span” margin_bottom=”0″ font_family=”none”]

Per capire cos’è l’ordine spontaneo dobbiamo fare qualche passo indietro e comprenderne il legame con la complessità e il caos.

Blockbuster è fallita e al suo posto c’è Netflix. I negozi di videogiochi hanno ceduto il passo a Steam. Cento anni fa, fra i primi desideri di molte donne figuravano le pellicce, oggi non più. Duecento anni fa, molti bambini erano costretti a lavorare in situazioni terrificanti, ma dovevano farlo per avere un reddito per sostentarsi, mentre oggi possiamo permetterci di non lavorare fino alla fine delle superiori o persino dell’università.

Le persone credono che tutto ciò sia merito di un grande pianificatore che ha pensato ad ogni progresso nel minimo dettaglio. Probabilmente non comprendono la complessità.

A proposito, approfondiamo la differenza fra difficile e complesso.

Una cosa difficile è come una strada impervia, ad esempio come quella di una montagna. La strada in pianura è facile, la strada in montagna è difficile. Cambiando marcia e guidando più attentamente si riesce a passare dal punto A al punto B desiderato.

Una cosa complessa è intricata come una matassa di lana, ad esempio come l’investigazione di un omicidio, in cui c’è un enorme intreccio di elementi che persino interagiscono fra loro. La complessità non si risolve mai per davvero, non offre una soluzione ricavabile analiticamente: va semplicemente compresa.

Le due caratteristiche principali della complessità sono il disordine e l’incertezza. Lasciamo perdere un attimo il disordine, chi non ha paura dell’incertezza?

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[mk_ornamental_title font_family=”none” font_size=”33″ font_weight=”600″ txt_transform=”uppercase” ornament_style=”norman-short-single” nss_align=”center” ornament_color=”#ff710f” ornament_thickness=”2″ margin_top=”50″ margin_bottom=”50″]L’incertezza[/mk_ornamental_title][mk_fancy_title tag_name=”span” margin_bottom=”0″ font_family=”none”]

Si sente spesso dire che l’economia liberale funziona solo se diamo per scontato che l’individuo agisce sempre razionalmente, se è un agente razionale. Che errore fatale! L’economia liberale funziona proprio perché gli individui sono irrazionali e imprevedibili.

E l’economia è proprio un sistema complesso: ci sono più di 7 miliardi di elementi irrazionali e imprevedibili che interagiscono fra di loro, si confrontano, cambiano sempre idea, evolvono. Chi pensa di poter pianificare qualcosa del genere non è al corrente dei limiti delle proprie capacità.

In una situazione complessa, ci sono troppe variabili in gioco, ma ciò che è peggio è che cambiano di continuo e non sappiamo neanche dire come!

La complessità non ha una soluzione univoca.

La complessità non dice: “questo è bianco e questo è nero”.  Anzi, non fornisce proprio proprio risposte. E questo fa paura a chi vuole vivere di certezze. Non per nulla, chi ama il rischio sa di poter perdere. Ma c’è chi vuole controllare tutto, avere certezze su tutto, e allora desidera controllare la complessità, dare ordine al caos.

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[mk_ornamental_title font_family=”none” font_size=”33″ font_weight=”600″ txt_transform=”uppercase” ornament_style=”norman-short-single” nss_align=”center” ornament_color=”#ff710f” ornament_thickness=”2″ margin_top=”50″ margin_bottom=”50″]si può controllare il caos?[/mk_ornamental_title][mk_fancy_title tag_name=”span” margin_bottom=”0″ font_family=”none”]

In realtà, non c’è niente di più ordinato del caos.

Il caos non è nient’altro che un ordine naturale, un ordine spontaneo. Se lasciamo che sia, avremo numerosi elementi che cambiano, si scambiano informazioni, evolvono dando vita a una complessità meravigliosa, imprevedibile, incontrollabile.

Quando si prova a controllare il caos, si sta cercando di imporre un ordine umano a qualcosa che umano non è. Come potrebbe un solo cervello fornire la soluzione giusta per 7 miliardi di persone?

Forse non è una, ma sono milioni le persone che pensano di poter controllare il caos e imporgli un ordine arbitrario, di poter costruire un ordine dal nulla secondo regole stabilite da loro. Questo non significa che sarà valido.

Il problema del controllare il caos non è che non abbiamo abbastanza informazioni o cervelli a disposizione e necessitiamo solo di raccogliere tutte le informazioni e mettere insieme tantissimi cervelli, oppure tantissimi computer.

Il problema è che la complessità non ha una soluzione. Inoltre, non solo è impossibile raccogliere tutte le informazioni necessarie, è anche inutile: se pur le raccogliessimo tutte, dopo mezzo millesimo di secondo sarebbero già cambiate e dopo pochi minuti sarebbero già inutilizzabili.

L’ordine spontaneo è il risultato dell’azione umana, ma non della ragione umana. Non c’è un ordine prestabilito che una mente ha progettato e che funziona per tutti. Difatti, è spontaneo.

Una parte molto importante dell’evoluzione è che c’è la selezione. Noi involontariamente selezioniamo ciò che deve continuare a esistere e a essere tramandato. Le tradizioni migliori resistono nei secoli e nei millenni. Le tradizioni obsolete vengono dimenticate.

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[mk_ornamental_title font_family=”none” font_size=”33″ font_weight=”600″ txt_transform=”uppercase” ornament_style=”norman-short-single” nss_align=”center” ornament_color=”#ff710f” ornament_thickness=”2″ margin_top=”50″ margin_bottom=”50″]L’evoluzione nella società[/mk_ornamental_title][mk_fancy_title tag_name=”span” margin_bottom=”0″ font_family=”none”]

L’esempio migliore sono le lingue: potrebbero essere state progettate da qualcuno, intenzionalmente?

Le lingue sono il risultato dell’evoluzione, sono complesse e per quanto oggi siano schematizzate nei libri di grammatica non sono nate seguendo uno schema, siamo stati noi a studiarle e a capire come fossero fatte.

Un altro esempio di ordine spontaneo è la legge. La legge non è il prodotto di un legislatore illuminato, ma sorge dalle consuetudini adottate dagli individui e che hanno visto funzionare, ossia hanno garantito la pace, la prosperità e la libertà. Non abbiamo avuto bisogno di un governo per determinare che l’omicidio e il furto fossero crimini.

Noi oggi abbiamo libri immensi con leggi ben codificate, ma in realtà le leggi devono evolvere col tempo, con la società. E dipendono anche dal popolo che le applica. La stessa legge potrebbe funzionare a Milano e non a Roma, o vice versa. Una legge del 1960 oggi potrebbe non essere più sensata e andrebbe riscritta.

Pensiamo inoltre alle leggi che combattono la droga: sono state pensate per risolvere un problema, e oltre a non averlo risolto hanno dato un enorme potere alla mafia.

Qui potremmo entrare nel dibattito fra common law e civil law, hanno entrambe i loro pregi e i loro difetti, ma il difetto più grande dei sistemi di civil law è che si rischia una fossilizzazione che impedisce l’evoluzione delle leggi.

La moneta, anche, non è nient’altro che il risultato dell’ordine spontaneo. Gli antichi hanno impiegato secoli per trovare qualcosa che fosse utilizzabile come moneta, si è passati dal sale fino ai metalli preziosi.

Adam Smith, nel quarto libro de la ricchezza delle nazioni, ricorda che alcuni popoli dell’est misuravano la ricchezza in bovini… E gli europei in oro e argento. Questo avviene perché ogni popolo seleziona ciò che è meglio per sé.

E, infine, il mercato è un esempio di ordine spontaneo. Nessuno lo ha pensato. Nessuno lo governa. E in tanti pretendono di potergli dare un ordine razionale, non accettando il fatto che sia meravigliosamente caotico.

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