Rialzati, Imprenditore!

Caro imprenditore,

chi scrive è uno della tua stessa specie. 

Uno di quei folli che ha deciso di fare impresa in Italia, rinunciando a qualsiasi tipo di sicurezza per provare a realizzare un sogno.

Come te sono partito da sotto zero, armato solo di ciò che sapevo fare e consapevole che non avrei mai fatto un 9-17 e poi tutti a fare aperitivo sul divano.

Ma come te amo il mio lavoro: ogni cliente che aiuto mi dà la sensazione di aver spostato l’ago della bilancia verso il bene, anche solo di poco.

Tuttavia, devo lottare ogni giorno per tenere accesa la fiamma di questo amore, perché c’è una cosa che succede in Italia che ogni tanto mi porta a chiedermi: “ma ne vale davvero la pena”?

Di cosa sto parlando?

Non è il sapere che una fetta consistente del mio fatturato va nelle mani di un governo che lo spreca nei modi più immorali possibili.1

Non è neanche sapere che, a causa di politiche assistenzialiste assurde, assumere un dipendente può costare anche più di 35mila euro annui.2

Impedendomi così di assumere lavoratori talentuosi, far crescere velocemente la mia impresa e diventare competitivo nel mercato internazionale.

E no, non è neanche sapere che le continue riforme economiche italiane rendono il paese più instabile di un tavolo con due gambe

cosa che mi obbliga a buttare tempo e risorse preziose per non morire soffocato nelle sabbie mobili dalla burocrazia italiana. 3

Quello che davvero mi manda il sangue al cervello è la considerazione pari a zero nei confronti degli imprenditori.

Siamo stigmatizzati e trattati alla stregua di fuorilegge che sfruttano degli onesti lavoratori.

Le forze politiche non ci considerano perché siamo pochi: secondo i dati ISTAT siamo meno di 5 milioni tra imprese e liberi professionisti su 60 milioni di abitanti.4

Questo significa che per le forze politiche, che prendono decisioni non in base al bene della nazione, ma in base a dove c’è il maggior numero di elettori, non esistiamo nemmeno.

Lo ripeto: per loro non esistiamo.

Dimentica che qualche politico, inserito in quella srl senza rischio di impresa che è il nostro governo, avrà mai interesse a fare delle manovre economiche DAVVERO a nostro favore.

Vorrebbe dire inimicarsi i rimanenti 55 milioni di italiani che, come disse una volta Frank Merenda, noto imprenditore e divulgatore italiano, sentono in cuor loro di avere diritto a una specie di “lavoro di cittadinanza”.

Peccato che l’economia di un paese non la crei lo Stato dal nulla.

La VERA economia del paese la crei TU, imprenditore.

È solo grazie al profitto che crei con il tuo lavoro che si crea l’economia del paese perché, a differenza di quello che molta gente crede, lo Stato NON può creare ricchezza dal nulla.

Lo Stato ha in cassa solo i soldi che, gira e rigira, gli dai tu: 

  • I pensionati ricevono soldi raccolti con le tasse di oggi;
  • I dipendenti ricevono gli stipendi che hai pagato tu;
  • I dipendenti statali vivono con soldi dei contribuenti, visto che i sistemi burocratici non producono alcun tipo di valore;

Insomma, non solo abbiamo 55 milioni di italiani sulle nostre spalle, un governo che brucia costantemente soldi per salvare Alitalia e una tassazione vergognosa.

Ma siamo anche stigmatizzati dall’opinione pubblica.5

La mia parte più ribelle sogna che tutti gli imprenditori italiani si mettano d’accordo e decidano di dare in tasse il vero corrispettivo di quello che vale questo governo: 2 centesimi.

Ma so che questo è solo il sogno di un ragazzo che vorrebbe dare la giusta dignità all’imprenditoria e al nostro paese.

Dignità che ogni giorno viene dilaniata da un governo che si nutre del nostro lavoro e in cambio ci restituisce servizi scadenti, sprechi e corruzione.

Dignità che ci viene strappata in questo “tutti contro tutti” mediatico che ci porta ad essere in lotta con i nemici sbagliati:

  • Dipendenti contro imprenditori;
  • Destra contro sinistra;
  • Sovranisti contro europeisti;
  • Cittadino contro cittadino.

Combattendo una guerra tra poveri che non fa altro che nutrire il Leviatano che ci sta divorando davvero: lo Stato.

Lo stato che non ti permette di investire i frutti del tuo lavoro nella crescita della tua azienda.

A quante persone potresti dare lavoro se solo non fosse così difficile assumere e licenziare persone all’occorrenza?

Moltissime. E probabilmente potresti pagarle tutte senza problemi.

Quanto aumenterebbe la tua produttività se avessi più forza lavoro?

Non lo puoi neanche immaginare.

E questo è un altro problema enorme: questa economia stagnante gestita da burocrati ignoranti in materia economica, ci ha privato anche della libertà di sognare un mondo del lavoro migliore e più sano.

Lo vedo quando, parlando con amici e parenti e mostrando loro che in altri paesi è già presente una cultura della libertà imprenditoriale, mi sento rispondere “in Italia questo non accadrà mai. Siamo un popolo di disonesti e di corrotti”.

Non andremo da nessuna parte con questa mentalità.

Non c’è nessuna dignità nel denigrare il proprio stesso popolo.

Nessuna.

Non solo ci hanno privato della capacità di sognare un paese migliore, ma ci hanno persino privato del desiderio di partecipare alla vita politica.

Perché so che anche tu, come me, hai la sensazione che sia che si scelga la destra, la sinistra o il centro, alla fine non cambi poi molto.

Se pensi questo, sappi che non ti sbagli.

Muoversi sull’asse destra-sinistra è un pensiero tanto vecchio quanto limitante.

Non a caso l’orientamento politico, oggi, è infatti possibile collocarlo in un doppio asse:

  • Destra/sinistra economica
  • Liberale/autoritario

Andando a comporre un quadrante chiamato Political Compass

Dove i vari elementi che strutturano lo schema possono essere così definiti:

Destra economica/Economic Right: è un sistema economico fondato sull’individuo, sulla competenza e sul libero mercato.6

Sinistra economica/Economic Left: è un sistema economico fondato sulle esigenze collettive, sulla giustizia sociale e sul socialismo.7

Liberalismo/Libertarian: atteggiamento politico fondato sulla libertà individuale, sulla protezione dei cittadini dalla coercizione e sui limiti del potere statale.8

Autoritarismo/Authoritarian: atteggiamento politico che antepone lo Stato all’individuo.9

Questo cambia totalmente le carte in tavola e mostra chiaramente come nessun partito politico sia davvero favorevole al libero mercato

Anzi, procede verso un sempre maggiore controllo statale e verso l’annientamento del tessuto imprenditoriale.

Si è visto nella gestione della crisi da Coronavirus dove siamo stati totalmente abbandonati a noi stessi con 600 miseri euro in tasca che ad alcuni non sono nemmeno arrivati.

Dove la “sanità migliore del mondo” ha mostrato il suo vero volto: l’ennesimo colabrodo iper burocraticizzato dove chi lavora al suo interno viene spremuto come un limone in cambio del nulla più assoluto.

Dove una Task Force di più di 450 persone (tutte regolarmente pagate con i soldi dei contribuenti) non è riuscita né a salvare vite, né a salvare l’economia.

Dove sono riusciti a mettere in ginocchio la distribuzione delle mascherine grazie alla calmierazione dei prezzi, pratica che ogni studente del primo anno di economia sa essere dannosa. perché distrugge la filiera produttiva e crea in automatico scarsità.

Spacciando questo scempio per un grande trionfo su giornali e telegiornali, quando per la verità è che non sono riusciti né a salvare vite, né a salvare l’economia.

Nonostante tutto questo, la propaganda mediatica continua a invocare una maggiore presenza statale, credendo che questo sia l’unico modo per risolvere le cose.

Ma come possiamo pensare di tirarci fuori da questo pantano chiedendo una soluzione alla stessa entità che ci ha portati in questo inferno?

Cosa possiamo fare DAVVERO per uscire da questa schifezza?

Ho una brutta notizia per te: non esiste una bacchetta magica capace di mettere tutto a posto in un secondo.

La storia insegna che anche la più grande rivoluzione è controproducente se non c’è un sostanziale cambiamento culturale alla base.

Nessuna grande manovra economica potrà salvarci finché continueremo a:

  • Pensare solo in termini di destra e sinistra come se fossero squadre di calcio;
  • Rimanere totalmente ignoranti in materia di cultura economica di base;
  • Sostenere partiti politici che non fanno altro che spartirsi i nostri soldi;
  • Accontentarci del “male minore” in politica;
  • Sacrificare la nostra libertà economica e individuale in nome di uno Stato che ci vede come delle vacche da mungere fino alla morte;

Abbiamo solo una via di uscita: imparare il linguaggio della libertà.

Imparando che alcune soluzioni, per quanto distanti dalla situazione attuale, sono possibili.

Ed è esattamente quello che facciamo noi dell’Istituto Liberale.

In pochi anni siamo diventati il più grande Think Tank liberale italiano, riunendo sotto la nostra ala migliaia di persone che prima di conoscerci odiavano la politica.

Ora, invece, via via che diffondiamo questa cultura, migliaia di persone sentono finalmente di far parte di qualcosa che ha davvero la possibilità di cambiare l’opinione pubblica.

“Ma cos’è un think tank? E in che modo potrà cambiare il nostro paese?” ti starai chiedendo.

Un think tank è un’organizzazione che si occupa di un determinato tema.

Nel concreto, come puoi notare dai nostri canali, ci impegnamo a diffondere la cultura liberale.

Ecco gli strumenti con cui la diffondiamo e che sono a disposizione di tutti:

  • Video su youtube con approfondimenti di temi di attualità;
  • Interviste a personaggi di spicco in ambito economico, filosofico e sociale;
  • Post di approfondimento su Facebook;
  • Infografiche su Instagram;
  • Pubblichiamo 3 articoli ogni settimana sul nostro blog;
  • Traduciamo libri che in Italia non si trovano;
  • Organizziamo eventi di sensibilizzazione alla libertà in tutta Italia;
  • Organizziamo dei gruppi di studio locali creando dibattiti sui temi più disparati;

Insomma, forniamo a chi ci segue delle Armi di Istruzione di Massa.

Armi per difendere la tua libertà individuale, troppo spesso sacrificata sull’altare della collettività in cambio di politiche economiche inadeguate.

Armi per poterti liberare dall’ipnosi della propaganda pubblica che ci mette costantemente tutti contro tutti.

Armi per poter difendere le persone che ami dalle idee velenose distillate con l’odio che ci vengono fatte ingoiare a forza ogni giorno da telegiornali e media nazionali.

Tutto questo è possibile grazie a chi ci ha sostenuto finora iscrivendosi.

La stragrande maggioranza sono ragazzi tra 16 e 30 anni che, malgrado non abbiano un reddito come me e te, hanno deciso di investire parte delle loro finanze per far parte di questo progetto.

E, solo con loro, siamo già riusciti ad ottenere dei risultati straordinari, triplicando la nostra potenza di fuoco in una manciata di anni, arrivando ad essere ospitati persino dalla Rai.

Poi dicono che in questo paese i giovani pensano solo alla movida e a divertirsi.

La verità è ben diversa.

La verità è che ci sono moltissimi ragazzi in questo paese che si sono uniti per cambiare la direzione dell’opinione pubblica.

Sono gli stessi giovani che in un vicinissimo futuro potranno votare, partecipare alla vita politica e dare una vera svolta a questo paese.

E che hanno realizzato tutto questo da soli, unendo le loro forze in nome di un futuro migliore.

Infatti non siamo affiliati a nessun partito politico, non abbiamo “le mani in pasta” e non abbiamo neanche interesse ad averle.

L’unica cosa che ci preme è continuare a diffondere la cultura della libertà. 

Per questo, oggi ti diciamo: “Rialzati, imprenditore!”

Rialzati e lotta per la libertà di poter generare ricchezza dalla tua capacità di aiutare la società con i tuoi prodotti e servizi.

Rialzati e guardati allo specchio con fierezza, perché è grazie al tuo sacrificio se questo paese è ancora in piedi.

Rialzati e sii fiero di te per aver dato un lavoro a persone meritevoli che oggi mettono sul tavolo del cibo per sé stessi e i loro cari.

Rialzati e smetti di accettare silenziosamente le ingiustizie perpetrate da questo governo e dalla sua propaganda.

Rialzati, imprenditore, e aiutaci ad aiutarti!

Aiutaci a continuare a diffondere la cultura dell’imprenditorialità, del libero mercato e della libertà individuale.

Se in pochi anni e solo con l’aiuto dei giovani italiani siamo riusciti a diventare il più grande think tank italiana, cosa potremmo raggiungere con il tuo aiuto?

  • Investiremo nella formazione di nuovi articolisti, designer e ricercatori, aumentando esponenzialmente la qualità della nostra divulgazione;
  • Tradurremo sempre più libri sul pensiero liberale;
  • Raggiungeremo dei player mediatici sempre più grossi e importanti, arrivando nelle case di sempre più italiani;
  • Metteremo a disposizione tua e delle persone che ami sempre più strumenti di educazione alla libertà;

E se tutto andrà bene, arriverà un giorno in cui questo paese tornerà a risplendere, in cui lo spirito imprenditoriale italiano, la sua genialità e la sua creatività otterranno finalmente il posto che meritano.

Un giorno in cui gli altri paesi guarderanno con ammirazione la qualità della vita nello Stivale.

Un giorno in cui la politica non si approfitterà delle nostre paure per fare false promesse in cambio di voti.

Un giorno in cui ci vergogneremo un po’ di noi stessi per aver accettato silenziosamente di sacrificare la nostra libertà in cambio di un governo mediocre.

Quindi rialzati, imprenditore, e aiutaci ad aiutarti!

Come?

Non devi fare altro che cliccare sul pulsante rosso qui sotto.

Come vedrai, abbiamo diversi tipo di tesseramento, pensati per le tasche di tutti.

 

 

Moltissimi ragazzi che potrebbero avere l’età di tuo figlio si sono già iscritti, iniziando a ricevere libri e materiali esclusivi sulla cultura liberale.

Tra loro tantissimi hanno persino fatto la tessera gold, cosa che ci ha riempito il cuore di orgoglio e di onore, spingendoci ad aumentare sempre di più la qualità dei materiali divulgativi.

Non serve che tu faccia lo stesso: sappiamo bene che questo è un momento economicamente delicato per le imprese.

Tuttavia anche il più piccolo aiuto per noi è fondamentale: ci permette di stampare nuovi materiali, pagare i servizi legati al sito, organizzare eventi, tradurre libri, etc.

Tutti modi con cui ci impegniamo a diffondere la tua voce e a difendere il libero mercato.

Clicca sul pulsante qui sotto e aiutaci ad aiutarti!

 

 

La libertà ha bisogno di te.

Rialzati, imprenditore!

Fonti:

1 https://www.theitaliantimes.it/economia/contratto-tempo-indeterminato-costo-azienda_140220/

2 https://24plus.ilsole24ore.com/art/decreto-rilancio-ad-alitalia-3-miliardi-quanto-ospedali-ADfbBfR

3 https://www.assolombarda.it/centro-studi/quanto-costa-la-burocrazia#:~:text=Il%20costo%20della%20burocrazia%20%C3%A8%20stimato%20variare%20dai%20108%20mila,parte%20di%20un%20collaboratore%20dedicato.

4 http://dati.istat.it/

5http://www.confapi.padova.it/notizie/archivio/luglio-agosto-settembre-2019/questo-paese-demonizza-ancora-gli-imprenditori-difficile-essere-ottimista-sul-nuovo-governo/

7http://temi.repubblica.it/micromega-online/che-significa-essere-di-sinistra/

8http://www.treccani.it/enciclopedia/liberalismo_res-8e96f266-87f0-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/

9http://www.sapere.it/enciclopedia/collettivismo.html

https://www.linkiesta.it/2020/01/italia-pil-crescita-declino/

Il protezionismo è un errore – Adam Smith e David Ricardo

Il protezionismo è fallace e logicamente insostenibile. La filosofia economica protezionista è ritornata in voga con la politica economica di Trump negli Stati Uniti e con gli slogan artati dei movimenti sovranisti e populisti in Italia e nell’intera Europa.

Quante volte abbiamo sentito frasi come “consumate italiano”, “mangiate italiano”, “comprate italiano”? Troppe volte, specialmente nelle battaglie di due politici nostrani come Giorgia Meloni o Matteo Salvini. Ovviamente i prodotti italiani sono delle eccellenze, ma è giusto che nella logica del libero scambio, nel mercato aperto, entrino in concorrenza con altri prodotti esteri.

Prendiamo come naturale l’attitudine dell’uomo al libero scambio. Da questo postulato ne consegue che il protezionismo è innaturale, disumano e deleterio.

La dimensione del libero mercato si adegua al meglio alla struttura naturale dell’essere umano. In questa struttura economica estremamente raffinata ciò che ha una priorità ontologica e reale è la mutua interazione tra produttore e consumatore, tra acquirente e venditore. Gli effetti aggregati delle decisioni (decisionismo) dei singoli individui sono descritti dalla Legge della Domanda e dell’Offerta. Un mercato lasciato libero a se stesso, nonostante i tentativi della manipolazione statale, può garantire dei risultati ed allocazioni di beni estremamente proficui. Cooperazione, libertà, capacità di scelta, interazione, principio di non aggressione, rispetto reciproco… sono questi i principi base su cui si basano le libere transazioni economiche. È il principio morale della “simpatia”, già descritto da Adam Smith nella sua “Teoria dei sentimenti morali”, che valorizza appieno i rapporti tra gli uomini. All’opposto, a livello economico, troviamo Il protezionismo. Questo “demone” deve la sua compiuta strutturazione teorica con il mercantilismo del XVII e XVIII secolo.

Al mercantilismo, si affianca il rafforzamento degli apparati militari dei singoli stati nazionali. I protezionisti ritengono che l’economia può essere salvaguardata attraverso la tutela di prodotti e aziende nazionali e con un poderoso intervento dello Stato pianificatore, l’applicazione di dazi protettivi ai prodotti importati o alle materie prime esportate e il controllo nazionale o internazionale dei cambi, delle monete e del movimento dei capitali (protezionismo non doganale).

Adam Smith, a cui più di ogni altro si deve la prima vera teorizzazione del libero mercato e del libero scambio (liberismo economico), diede il colpo di grazia all’indirizzo di politica economica protezionista. Nella sua opera principale, che segnò l’avvio dell’indipendenza della scienza economica moderna e l’avvio dell’economia politica classica – “La ricchezza delle Nazioni” del 1776 – affermava che è una regola valida per ogni famiglia, così come per una Comunità, non tentare mai di produrre all’interno delle mura domestiche ciò che sarebbe più conveniente acquisire all’esterno. Ciò vuol dire che se una merce può essere acquistata all’estero a un prezzo minore di quello che costerebbe produrla nella madrepatria, sarebbe stolto ostacolarne l’importazione, poiché questo spingerebbe l’industria su strade meno profittevoli di quelle che essa potrebbe trovare autonomamente su mercati diversi. 

La stessa idea fu condivisa da David Ricardo con la teoria dei vantaggi comparati. Su Ricardo va fatta una premessa importante. A differenza del suo maestro Smith, il pensatore inglese, non si domandava quali fossero le cause della ricchezza delle nazioni, ma come fosse possibile suddividere il prodotto sociale tra le varie classi esistenti nella società. A chi spettava e come veniva frazionata la ricchezza? La rendita andrà ai rentiers (i proprietari terrieri), il salario ai lavoratori ed il profitto ai capitalisti. David Ricardo, autore di “Principi di economia politica e dell’imposta”, fu un estremo difensore del commercio internazionale. Fu strenuo oppositore delle Corn Laws, provvedimenti aventi valore di legge presenti in Gran Bretagna dal 1815 al 1846 che imponevano dazi all’importazione di cereali. La sua teoria dei vantaggi comparati è l’eredità della teoria dei vantaggi assoluti di Smith. Secondo Ricardo, ogni paese dovrebbe dedicarsi alla produzione di quei beni per i quali ha vantaggi comparati maggiori rispetto ad altri paesi e deve procurarsi con il libero scambio quelli che non ha convenienza a produrre. È il principio del libero mercato, è la regola del commercio internazionale, è il leitmotiv che dona un senso specifico alla nostra realtà economica attuale.